Page 17 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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sguardo d’insieme riforma cattolica “e” controriforma valutandone aspetti e problemi caso per caso, nei singoli contesti, nelle diverse epoche dell’età moderna.
Privilegiare una visione piuttosto che un’altra significherebbe offrire un’immagine distorta e riduttiva, frammentata, di un problema di ben più vasto respiro e portata. In altre parole sarebbe miope e farebbe perdere di vista l’insieme multiforme di interventi che invece le gerarchie ecclesiastiche, specie dopo Trento, seppero attuare ad amplissimo raggio, in un’onda lunga e a diversi livelli. La filigrana attraverso la quale è necessario osservare, in questo studio sugli Oblati di Novara, momenti e figure sacerdotali ed episcopali tra tardo Cinquecento e primo Seicento è quella, si diceva, dei canoni conciliari tridentini33 e delle grandi figure ed espressioni del nuovo sentire interno alla Chiesa, con un rinnovato rapporto tra sacerdozio e società che vide l’emergere di movimenti e di spiritualità quali furono quelle di s. Ignazio di Loyola, di s. Vincent de Paul, di s. François de Sales34 e, come avremo modo di approfondire, di s. Filippo Neri.
Novara “civitas regia” ma “fidei christianae tenacissima ac religionis servantissima”
E’ la Novara dalle “...vie strette e fangose”35, così come le descrisse nel 1546 il nunzio apostolico Minucci36, in transito per il novello capoluogo del marchesato otto anni prima infeudato al duca Pier Luigi Farnese dall’imperatore Carlo V37, ed è
33 Al di là della critica analisi di Sarpi, Istoria del concilio tridentino cit., all’Indice, e della visione conciliare della controparte cattolica offerta a metà Seicento dal gesuita e cardinale Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667) nella sua ponderosa Istoria del Concilio di Trento scritta dal padre Sforza Pallavicino della Compagnia di Giesù oue insieme rifiutasi con autorevoli testimonianze un’Istoria flasa diuolgata nello stesso argomento sotto nome di Pietro Soaue Polano, in Roma, nella stamperia di Angelo Bernabò dal Verme erede del Manelfi, per Giovanni Casoni libraro all’insegna di San Paolo, 2 voll., 1656-1657, è bene ora far riferimento ai Conciliorum Oecumenicorum decreta, a c. di G. Alberigo, G.L. Dossetti, P.P. Joannou, C. Leonardi, P. Prodi, Brescia 2002.
34 Nel vasto panorama bibliografico cfr., tra i molti titoli, M. Marcocchi, La spiritualità tra giansenismo e quietismo nella Francia del seicento, Roma 1983, L. Cognet, Origines de la spiritualité française au XVIIe siècle, Paris 1949, in partic. per s. Vincenzo de Paoli, le Opere, a c. di E. Antonello e L. Mezzadri, Roma 2001 (ad oggi edizione giunta al IV vol.), A. Cistellini, San Filippo Neri: l’Oratorio e la Congregazione oratoriana: storia e spiritualità, 3 voll., Brescia 1990, dove è possibile reperire notizie anche intorno ai primi frequentatori ‘oratoriani’ – ma si avrà modo di approfondire l’argomento specifico - del primitivo insediamento di S. Cristina di Borgomanero.
35 E’ necessario rifarsi ancora, per molti aspetti, a F. Cognasso, Storia di Novara, Novara 1992 (ed. orig. Novara 1971), p. 407, nonostante sia un’opera datata e non esente da critiche, per le quali si vedano le considerazioni di G. Andenna nella sua recensione al libro (edito a Novara nel 1971 ampliando e rivedendo un precedente lavoro apparso nel lontano 1952) pubblicata su “Novarien.” 5 (1973), p. 171 ss. D’altronde, riguardo al severo ribadire la semplicità dell’impianto urbano novarese, comune peraltro a moltissime città e cittadine minori di quel tempo, e “l’angustia delle case private e la piccolezza delle chiese”, così come “...le selve e <i> pantani che in allora ingombravano i suoi dintorni e il contado” nonché “...le cloache e i pantani che resero l’aria non solamente malsana, ma pestifera, cagione di continuata popolazione anche tra que’ pochi abitatori quivi rimasti” in una città che era tristemente ben nota col “...nome di stanza insalubre, tra i popoli vicini” si vedano le considerazioni contenute in Le cose rimarchevoli della città di Novara descritte dall’Avvocato F.A. Bianchini precedute da compendio storico, Novara, presso Girolamo Miglio 1828 (ora in ed. anast. Milano 2003), pp. 220, 222, 226.
36 Si tratta di mons. Andrea Minucci (1512-1572), che divenne poi dal 1569 arcivescovo di Zara e di cui restano alcuni scritti relativi ai suoi viaggi in Europa.
37 Nel settembre 1538: ivi, p. 400. Si veda ora anche il contributo di A. Bilotto, Novara, gli Asburgo, i Farnese. Strategie politiche alla periferia di uno stato, in I Farnese. Corti, guerra e nobiltà in antico regime, Atti del convegno di studi, Piacenza, 24-26 novembre 1994, a c. di A. Bilotto, P. Del Negro, C. Mozzarelli, Roma 1997, pp. 579-594.