Page 15 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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escluso. Corruzione, indegnità, amoralità, lassismo, ignoranza, laicizzazione, arroganza, superficialità, negligenza: erano molteplici le colpe di molti esponenti dell’universo religioso del tempo, a partire dai papi e giù giù, fino all’infimo livello di molti abbrutiti curati di sperdute chiese suburbane e rurali, ai frati e alle monache delle più varie, disperse e indebolite congregazioni religiose27.
Da secoli e in più occasioni la Chiesa aveva cercato, anche se non del tutto organicamente, di porre a freno, al di là della lotta alle eresie, a quelle idee e a quei reiterati comportamenti devianti e più o meno illeciti dei propri membri, senza tuttavia riuscire a modificare una situazione che era andata via via sempre più degenerando. Le conseguenze erano state pesantissime: lo scandalo verso i preti concubinari, simoniaci, blasfemi, impreparati, sboccati, violenti, amanti del lusso e del denaro era infine esploso28.
Solo allora, dopo la fulminea espansione della protesta luterana ci si rese conto, tra gli anni Quaranta e Sessanta del Cinquecento, della nuova, drammatica situazione. L’unica soluzione era quella di accelerare i tempi e i modi per organizzare e intensificare un’efficace azione riformatrice della Chiesa. Un’azione fin allora disorganica, frammentata, occasionale, poco sentita e dunque scarsamente incisiva a fronte di un disagio crescente tra fedeli e non pochi ecclesiastici aveva condotto al devastante scollamento protestante, di immensa portata storica dopo secoli di complessiva unità cattolica occidentale29. Era necessario porre rimedio a tutto ciò, e si provò con successo a concretizzare un’ampia, difficile, cruciale opera di riforma e a codificare una rinnovata serie di norme attraverso l’emanazione degli atti ossia dei canoni del Concilio che si era tenuto, tra infinite vicissitudini e per lunghi decenni, a Trento30.
riforma ecclesiastica: I. Le premesse (1045-1057), Roma 1955 (Istituto storico italiano per il Medio Evo, Studi storici, fasc. 11-13) e Id., I laici nel movimento patarino, in I laici nella “societas christiana” dei secoli XI e XII, Atti della terza Settimana internazionale di studio, Passo della Mendola, 21-27 agosto 1965, Milano 1968 (ora anche in Id., Studi sulla cristianità medioevale, Milano 1975, p. 145 ss.).
27 Specie i Francescani erano stati oggetto di satira e dileggio nella letteratura tra XIV e XVI secolo: rimandiamo qui ai più noti scritti di autori quali, ad esempio, Giovanni Boccaccio, Matteo Bandello, Masuccio salernitano.
28 Una puntuale analisi dello scabroso periodo è ora in O. Niccoli, Rinascimento anticlericale, Roma-Bari 2005 e soprattutto, benché lo studio esamini prevalentemente il viceregno napoletano, G. Romeo, Amori proibiti. I concubini tra Chiesa e Inquisizione. Napoli1563-1656, Roma-Bari 2008, pp. 1-30 e passim. Un volume di notevole interesse per l’inquadramento di un problema assai diffuso tra laici ed ecclesiastici e del tutto trasversale dal punto di vista del livello cetuale, che solo apparentemente si può credere minore nella programmatica azione di controllo ecclesiastico (più ancora, in molti casi, che da parte delle preposte autorità civili) della morale pubblica dell’Italia postridentina; ricca, fra l’altro, la bibliografia specifica ivi contenuta.
29 Non si intende certo eludere i problemi attraversati dalla Chiesa cristiana cattolica d’Occidente. Si è invece inteso sottolineare qui, più semplicemente, la tenuta complessiva della ‘christianitas’ europea nel lungo e pur travagliato medioevo, nonostante le crisi per le estenuanti dispute dottrinarie dei secoli IV e V, per l’effervescenza di una religiosità popolare in fermento e i movimenti ereticali dell’XI-XII secolo, e per i concilii e il Conciliarismo infine, rappresentativi, tra luci e ombre, dei centocinquant’anni precedenti l’assemblea tridentina. Nella vastissima bibliografia, si vedano almeno, per le tre epoche considerate, tre contributi di fondamentale rilevanza storiografica, non recenti ma non per questo meno validi: M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, Roma 1973, con ampi riferimenti ai dibattiti dottrinari del tempo; R. Manselli, Il secolo XII: religione popolare ed eresia, Roma 1983, edizione ampliata di un celebre studio apparso nel 1975, e G. Alberigo, Il movimento conciliare (XIV-XV sec.) nella ricerca storica recente, in “Studi medievali”, III serie, XIX/2 (1978), p. 913 ss.
30 Nella sterminata bibliografia specifica pare ancora di insuperato valore il monumentale lavoro di H. Jedin, Il Concilio di Trento, 4 voll. (in cinque tomi), Brescia 1949-1987, cui vanno almeno affiancati, oltre all’agile saggio di F. Buzzi, Il Concilio di Trento (1545-1563). Breve introduzione ad alcuni temi teologici principali, Milano 1995, gli studi a più



























































































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