Page 13 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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predicatori itineranti che apertamente, sfidando le potenziate, sempre più abili e preparate autorità inquisitoriali, o nascostamente, attraverso le raffinate discussioni in circoli occulti giungevano a convincere e a ‘convertire’ nelle corti principesche, così come nei più sperduti borghi e villaggi. Era attraverso la sorprendentemente vasta e sotterranea diffusione di opere a stampa favorita da editori e tipografi compiacenti o simpatizzanti che, a loro volta, approfittavano della fittissima rete di aderenti alla riforma per spargere ovunque e ad ogni livello il seme del dissenso con le dottrine protestanti, alimentando quei dubbi e quelle incertezze che specie dagli anni centrali del Cinquecento si erano andati sviluppando e amplificando tra la gente proprio sulla validità della dottrina di santa romana Chiesa e sulla serietà e la preparazione della gerarchia ecclesiastica.
A questo punto non si può, specie in questa sede, eludere un problema nodale: quello cioè di capire cosa si intenda per controriforma, per riforma cattolica o rinnovamento della Chiesa. Anzitutto va detto che si tratta, ad oggi, di un problema che a livello storiografico e per alcuni aspetti è ancora dibattuto. Occorre, mi sembra, chiarire qui siffatti concetti per almeno due ragioni. La prima è che, in procinto di affrontare una ricerca sulla nascita di una congregazione religiosa pensata e fortemente voluta da un sacerdote diocesano nel primo Seicento, credo sia doveroso cercare di comprendere, quanto meno in linea generale, il clima, le aspirazioni, i sospetti, le tensioni e – tra teoria e pratica – le concrete realizzazioni di chi pensava di agire nella Chiesa e per la Chiesa con la mentalità, la spinta emotiva, la preparazione e i mezzi di allora, a pochi decenni dalla fine del concilio tridentino.
La seconda ragione è direttamente connessa all’indagine che abbiamo avviato: si tratta infatti di porre in luce come e perché Quagliotti sia giunto a pensare e a progettare, in diocesi di Novara, una istituzione quale quella degli Oblati dei ss. Gaudenzio e Carlo che solo in parte, si badi, può considerarsi affine all’omologa Congregazione milanese, quella dei ss. Ambrogio e Carlo, di matrice direttamente borromaica23.
Va infatti appena sottolineato qui, e se ne parlerà più diffusamente in seguito, che l’idea che guidò Francesco de Marconi Quagliotti a una scelta del genere era non solo, certamente, assai meditata, ma perfettamente in linea con alcune delle più rigorose, innovative e difficili direttive proposte dai padri conciliari: vale a dire la
161 ss. e, della stessa, Un aspetto della propaganda religiosa nell’Italia del Cinquecento: opuscoli e fogli volanti, in Libri, idee e sentimenti religiosi cit., p. 29 ss. Tra le gravi cure del Bascapè anche quelle, lo si ribadirà più avanti, scaturite proprio dal pericoloso diffondersi dell’eresia: “...Hora, non mi pare meraviglia che si facciano opre tali in disprezzo dell’autorità ecclesiastica, poi che [...] abiurano alcuni di questa terra [di Pallanza] certe eresie luterane, et altri fugirono pertinaci et uno fu abbruciato in statua et non sono molto lontani da’ luoghi degli Svizzeri, ove la santa fede è violata...”: C. Bascapè, Lettere episcopali, ASDNo, V, 1, 12/19, 31 luglio 1605.
23 Fondati nel 1578 da Carlo Borromeo, ebbero sicuramente in comune con i di poco più giovani “confratelli” novaresi l’interesse alla formazione del clero e la precipua obbedienza al vescovo. Su di loro si veda la Insitutionum ad Oblatos s. Ambrosii pertinentium epitome. In Libros Quatuor distributa. Caroli S.R.E. Cardinalis Tituli Sanctae Praxedis Archiep. Mediolani iussu edita, Mediolani, Ex Officina Michaelis Tini, M.D.LXXXI (i cui Statuti sono ora anche editi in S. Carlo Borromeo. Statuti degli Oblati di s. Ambrogio, Introduzione di E. Galbiati, Milano 1984). Della spiritualità oblatizia tratta, sia pure in generale, M. Regazzoni nel capitolo concernente la ‘Vita religiosa dopo Trento’, precisamente al paragrafo su Gli Oblati, dove si accenna alle esperienze di S. Cristina di Borgomanero sia riguardo all’effimera Congregazione a carattere oratoriano, di cui si parlerà, detta di S. Gaudenzio, sia a quella ideata da Quagliotti in base a un “progetto... non realizzato” del Bascapè, in Storia della spiritualità italiana, a c. di P. Zovatto et al., Roma 2002, p. 327 s.