Page 5 - Bollettino Gennaio - Aprile 2018
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Conosciamo il Sacro Monte
na De Filippis: esposizione di grande interesse, che pur- troppo non ha quasi lasciato traccia, non essendo stato stampato un catalogo e neppure un piccolo pieghevole con un semplice elenco cronologico dei disegni esposti e dei loro autori. Si tratta quindi di un argomento non nuovo, la cui storia è però ancora quasi completamente da approfondire, che attende, anzi, esige uno studio si- stematico, analitico, che auspichiamo di cuore. Per ora ci si trova inevitabilmente di fronte ad una documenta- zione spesso incerta, resa ancor più complessa da errori ricopiati acriticamente dai vari autori, da sviste, attri- buzioni non sempre convincenti e sostenibili, da inesat- tezze, eccetera... È quasi un intricato romanzo con alti e bassi, pause e riprese. Questo mio scritto quindi non può essere che un contributo ancora inevitabilmente lacunoso e impreciso, ma con l’intento di contribuire a fare un po’ di chiarezza ed ordine.
Verrebbe spontaneo pensare che il primo architetto del settecento ad elaborare un progetto dovesse essere il varallese Giovanni Battista Morondi, e assai impegnato sul Sacro Monte negli anni 30 - 50 per la Porta Aurea, per la cappella di Anna, per il complesso problema dello scurolo e della tribuna, mentre invece non esiste nessun indizio, nessuna traccia di un suo intervento, di un suo pensiero per la facciata della Chiesa Nuova. L’attenzio- ne in quei decenni è ancora essenzialmente concentrata a completare le altre opere in cantiere: scurolo e tribuna in particolare.
Pare che solo attorno al 1770 i responsabili incomin- cino a pensare seriamente ad una soluzione degna e de- finitiva per la questione della facciata. Verso quell’anno infatti vengono tradizionalmente datati i progetti ri- feriti agli Orgiazzi: due o tre presso il museo del Sacro Monte, uno nella Pinacoteca di Varallo.
Già nel 1898 e poi nel 1902 nel primo catalogo del- la Pinacoteca di Varallo, l’Arienta scheda i tre disegni all’acquarello definendoli “progetti di portico per la fac- ciata della Chiesa Maggiore”, non datati e non firmati, assegnandoli ad Antonio Olgiati. In realtà solo uno dei tre disegni attribuiti all’Orgiazzi presenta un portico, mentre gli altri sono dotati unicamente di un pronao antistante alla Porta Maggiore.
Nel 1930 il Durio elenca i tre disegni all’acquarello, specificando “della facciata con portico avanti alla Chie- sa Maggiore, dandone le misure, datandoli sempre attor- no al 1770, definendoli di stile barocco e puntualizzan- done l’appartenenza al Museo Calderini. Essi devono corrispondere a quelli ora al Museo del Sacro Monte, a meno che uno dei tre sia rimasto in Pinacoteca e sia quello studiato e pubblicato nel 2008 dalla Gruppallo.
Alcuni anni dopo, nel 1944, il padre Manni, illu- strando tutti i disegni della facciata a lui noti, definisce i tre progetti “di stile barocco piemontese“ e presenta anche per la prima volta la riproduzione di uno di essi, non però in fotografia, ma in un disegno del Bacchetta. Cinquant’anni or sono, trattando di Rocco Orgiazzi, fi- glio di Antonio il Vecchio, architetto, musico e pittore, primo direttore ed insegnante della scuola di disegno di Varallo, fondata nel 1778, rilevavo che i tre proget- ti tendono più alla tradizione lombarda ed alla cultura romana, che non al barocco e del rococò piemontese, in cui Antonio fu insuperabile nelle fantasiose, esuberanti decorazioni affrescate (“cartigli, volute, girali, ghirlande di fiori, ecc...) ed in alcuni motivi architettonico or- namentali, basti pensare alla flessuosissima cornice in marmi policromi del polittico gaudenziano nella colle- giata di Varallo. Per questo avevo ritenuto i disegni più logicamente del figlio Rocco, ventottenne, consideran- do anche che nessun documento attesta una qualche attività di vero architetto per Antonio, e che, come già detto, i progetti non sono firmati, ma attribuiti ad An- tonio solo dalla fine dell’Ottocento, mentre Rocco sarà tra l’altro valentissimo autore di due celebri disegni, d’un rigore architettonico da vero professionista, con le vedute interne della Basilica e dello scurolo del Sacro Monte, divulgati poi ampiamente dalle due ben note incisioni del Bordiga.
Anche la sicurezza e la precisione nel tracciare le pla- nimetrie e le sezioni dei tre progetti della facciata ri-
Gennaio/Aprile • 2018
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