Page 16 - Bollettino Gennaio - Aprile 2018
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Personaggi Valsesiani - Parte III
LE LETTERE DELL’AB. CAV. DON ANTONIO CARESTIA, NELLE QUALI SI TRATTANO QUISTIONI STORICHE IMPORTANTI INTORNO ALLA VALSESIA
Riva 22 apr.1874 - 6 ore pom. c.a.
Ho ricevuto un’ora fa la tua ul- tima. Grazie di tutto; meno delle cordialissime sì, ma affatto inop- portune tue espressioni in seguito alla ricevuta della Berna.
Dovresti capire, se il tuo gran cuore non si frapponesse sempre e poi sempre alle operazioni del- la tua mente, che son io che ho la coscienza di dover morire decoctus, a tuo danno, per l’impossibilità di lasciare la benché minima traccia della mia riconoscenza verso di te. Dunque zitto per carità; altrimen- ti mi obblighi, alla prima analisi di calcopirite aurifera, che farò fare con risultati abbastanza soddisfa- centi, a scriverti: mio ottimo ami- co, delle 20 mila lire sterline avute dalla vendita della mia miniera, 10 mila sono per te!
Ti accompagno qui i certificati pelle nuove Guide Carmelino e Iacchetti. Se non sono fatte a modo scrivimi.
Suppongo che il Sig. Colli si ten- ga la piva in sacco dietro consiglio di Spanna, che non posso credere non abbiasi preso parte del torto nel fatto incriminato.
Non ho tempo (fortunatamente per te) di tirar giù una delle mie so- lite fossili tirate, sebbene la penna n’abbia tutto il prurito ancora: non posso però tenermi dal dirti come in questa settimana abbia raccolto una quarantina di segni tabelliona- ri di Notari Valsesiani degli ultimi secoli, non esclusi i motti relativi adottati dai medesimi.
Un Pietro Giuseppe Calderini fi- glio del Sig. Giuseppe Maria di Ma- rasco abitante di Borgosesia innal- zava una croce dalla quale attaccata a tre cordicelle sventolava una vela con entro la scritta:
cum beneficeris sileto, et non ventilaberis.
Un ritratto dell’abate Antonio Carestia della seconda metà dell’Ottocento.
Non ne afferro il senso, ma le pa- role sono tali. Un Gamba, un Te- sta, un De Gasperis, un Montella adottarono quale in vela, quale in lapide, quale in terga, e quale in fretta l’impresa cuique suum. Bel- lissima impresa, che, sventurata- mente a me, pessimista matricola- to, suona amarissima ironia!
Lunedì scriverò di nuovo, se il demone dell’infingardaggine non mi fa le fiche. Intanto se mai ti po- nessi ad abbozzare il tuo articolo apologetico delle antiche memorie patrie evita ti prego le personalità per quanto ti sia possibile. Penso che ci sarà da guadagnare. Non in- daga chi abbia avuto torto nella di- spersione di quelle memorie. Starà alla solerzia di tutti i sinceri patrio- ti a neutralizzare il mal fatto degli antenati, per quanto è ancora pos- sibile. Termino raccomandandoti di veder modo di far preparare alle Guide del Club, antiche e nuove, il loro bravo libretto, per i motivi che si ragiona. Una buona stretta di mano dal
Tuo aff.mo Amico Ab. Carestia
Riva Valdobbia 3 maggio 1874 Amico Car.mo
Comincio dal dirti, finché me-
moria m’aiuta che le facezie da prete scritte in greco dal Colli nel libro dei viaggiatori a Valdobbia si riassumono a poco più di qualche dettaglio di sua salita all’Ospizio, salvo che egli siano sgorgate dalla penna in sul finire dell’articolo, che fu tagliato fuori non se dall’autore stesso, o da qualche ammiratore della sua vera faccia.
Il greco del Colli lo capisco anch’io, il suo articolo è in italiano scritto con caratteri greci.
Spero avrai ricevuto le fedi pelle Guide, spero avrai pagato l’Arienta per porto cassetta diretta all’Avv. Negri.
Il Giacomini m’aveva accennato egli stesso ultimamente dell’inten- zione di ritirarsi dal Club Alpino.
Lunedì e Martedì furono giorni dedicati a cercar anticaglie in Ras- sa sul Fassola; tranne qualche tra- dizione sullo scampo, sulla sorte toccata alle sue carte, sui suoi eredi, nulla o quasi.
Il segno tabellionare d’un suo cu- gino Notaio, contemporaneo del Conte portante la croce con sotto nel basamento il motto nec ore nec are, non mi compensa certamente della fatica di quel giorno, in cui dirai a rovistare carte sino alle 10 di sera. M’era prefisso di visitare al Martedì la Parete Calva; e perciò, tolte alcune note, riempitomi il cuore di speranze per un secondo viaggio nel paese già detto, salutate le Rassoline, la Sassolenda, Sorba e Sorbella, così sino al villaggio la Dughera, dove mi raggiunse la Gui- da Vittorio Iachetti, come eravamo rimasti intesi. In un’ora e mezzo ci trovammo alla nostra meta, se- guendo un sentiero senza perico- li per l’anima e, per un’alpinista meno smemorato di me, anche per il corpo. Bisogna dire che le note prese in Rassa, e le speranze occu- passero assai ogni lobolo del mio cervello; perché giunto colassù io
Gennnaio/Aprile • 2018
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