Page 14 - Bollettino Gennaio - Aprile 2018
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Verso i 200 anni di presenza al Sacro Monte (2019)
GLI OBLATI DELLA DIOCESI DI NOVARA
Gli Oblati e Varallo Sesia - Cenni storici della situazione del Novarese e della Valle Sesia anni 1670-80
Facciamo un passo indietro,
agli anni Settanta-Ottanta del se-
colo, e torniamo per un momen-
to a considerare la presenza degli
Oblati a Varallo grazie alla prezio-
sa documentazione lasciataci, tra
gli altri, dal notaio Pianazza e da
altri suoi colleghi. Per trattare di
quel tempo è tuttavia opportuno
inquadrare, sia pure a grandi li-
nee, la perennemente tormentata
situazione storica del Novarese e quella, altrettanto in- stabile e per certi aspetti assai torbida, della Valle Sesia.
Dopo la fine della guerra dei trent’anni con il tratta- to di Westfalia del 1648 e la triste, lunga fase di guerra civile che negli scontri fra principisti e madamisti in- fiammò il Piemonte sabaudo ancora per anni – almeno fino alla stipula della cosiddetta pace dei Pirenei, nel 1659 - nonostante fosse terminata la fase acuta (1639- 1642) che vide un aperto conflitto armato tra le av- verse fazioni, non mancavano motivi di tensione nei rapporti diplomatici tra potentati confinanti e a livello internazionale. Ad esempio, tra i Savoia e i Gonzaga di Mantova il lavorìo delle diplomazie si infittì e si inasprì per il possesso della piazzaforte di Valenza, un’area per diversi aspetti strategica vicina com’era, tra l’altro, alla capitale della Lombardia spagnola.
Neppure il matrimonio tra Luigi XIV di Francia e l’infanta Maria Teresa, figlia di Filippo IV di Spagna rasserenò un orizzonte europeo sempre più cupo. Nel contratto matrimoniale – le cui complesse clausole ri- sentirono certo delle scaltre cure del cardinale e primo ministro francese, Giulio Mazzarino – la giovane spa- gnola dichiarava sì di rinunciare ad ogni pretesa futura sul trono iberico ma ciò, lo si dirà in breve, non riuscì comunque a garantire all’Europa e all’Italia, in partico- lare, un avvenire di pace.
Nel ducato sabaudo, tra l’altro, proprio da quel perio- do si ebbero gravi perturbamenti dell’ordine pubblico e della pax ecclesiastica e confessionale a causa dell’insof- ferenza prima e dell’aperta ostilità poi delle comunità valdesi riformate. Dopo gli effimeri accordi pinerolesi del 1655, le prime incrinature nei rapporti tra la corte e i valligiani protestanti della Val Pellice si notarono qua- si già dall’anno successivo. Da allora al 1662 la situazio- ne andò rapidamente degenerando: vendette, uccisioni, rappresaglie, saccheggi furono all’ordine del giorno e solo dalla primavera del 1664 si ebbero le prime avvi- saglie di un lento, generale ripensamento nella politica religiosa nell’aspro territorio montano di confine. A quelle preoccupazioni si aggiunsero, in quei mesi, alcuni
eventi di grande risonanza. Anzi- tutto il matrimonio del giovane principe Carlo Emanuele II di Savoia con Francesca d’Orléans, di sangue regio: un lieto evento che tuttavia non ebbe pratica- mente il tempo di dar luogo a positivi sviluppi dinastici e poli- tici visto che proprio Francesca e sua suocera, madama Cristina di Francia, madre di Carlo Ema-
nuele, morirono a distanza di pochi mesi.
Le ricadute dei gravi lutti
Gravi lutti che portarono, in un contesto europeo già tanto precario e segnato dalla sotterranea, incancella- bile rivalità tra Francia e Spagna, a delle pesantissime ricadute politiche specie nella contesa area delle Provin- cie Unite d’Olanda. La guerra tra le due corone sarebbe nuovamente scoppiata nel 1667 e il Piemonte di Carlo Emanuele, che nel frattempo – nel 1665 e in un’orbi- ta politica filofrancese - si era risposato con la duchessa Giovanna Battista di Savoia-Nemours, vide anch’esso la nascita di pericolosi dissidi con i cantoni elvetici di Vaud e di Ginevra e, agli inizi degli anni Settanta, con Genova che, come cinquant’anni prima, subì le trame aggressive dell’ambizioso duca sabaudo. Ma Carlo Ema- nuele II morì in ancor giovane età nell’estate del 1675 e il suo legittimo successore, Vittorio Amedeo II, ancora minore, dovette sottostare alla reggenza della madre.
Proprio allora, nell’inquieto biennio 1677-1678, quando i vari sacerdoti valligiani che conosciamo sta- vano per far rinascere la Congregazione degli Oblati dei ss. Gaudenzio e Carlo maturò in Valsesia e prese con- cretamente corpo proprio a Varallo, una pericolosa ri- volta. Una rivolta che, per le sue pericolose potenzialità negative, per le ramificazioni geografiche e i sotterranei collegamenti politici, per le motivazioni, solo parzial- mente da collegare alle imposizioni fiscali e doganali cui dovevano sottostare i mercanti locali in transito e di ritorno dalla vicina Lombardia spagnola, la gente prima e gli eruditi locali poi finirono col chiamare “guerra”.
Valle sotto il governatore spagnolo
La Valle, che non era ancora entrata a far parte dei dominî sabaudi, afferiva all’orbita di potere del gover- natore spagnolo di Milano, che seguiva con attenzione e costante preoccupazione gli sviluppi della diplomazia della corte di Torino; ed anzi, proprio il massimo re- sponsabile politico, amministrativo e giudiziario locale era un rappresentante dell’aristocrazia minore iberica
Gennnaio/Aprile • 2018
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