Page 7 - Bollettino Novembre - Dicembre 2020
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GLI EVENTI DELSACROMONTEDI VARALLO
Sito ufficiale: www.sacromontedivarallo.org. - Amministrazione Vescovile diocesi NOVARA
LA DORMIZIONE DI MARIA
Tutte le Chiese orientali – siriaca, alessandrina, greca ed ar- mena, non esclusa l’assira, che già viveva nel secolo IV oltre i confini dell’impero bizantino, separata e perseguitata, hanno celebrato e celebrano la Dormizione di Maria come la più grande festa mariana: la «festa delle feste» della Madre del Si- gnore. La Dormizione-Assunzione è infatti il suo «giorno na- talizio» (dies natalis), in cui davvero Ella nasce alla Vita impe- ritura, portata anche col corpo nei cieli e ivi glorificata dal Fi- glio Salvatore; ed è il suo «giorno commemorativo», nel quale per antica tradizione, o presso la sua tomba in Gerusalemme o davanti a una sua icona, viene ricordata e illustrata la sua vita, dall’infanzia al transito, e la sua celeste protezione sulla Chiesa pellegrina.
Per la Chiesa bizantina la Dormizione è considerata e cele- brata come «la Pasqua della Madre di Dio»; e i quattordici gior- ni che la precedono sono chiamati «piccola quaresima della Vergine» in analogia con la grande quaresima che prepara la Pasqua di Cristo.
In questi giorni di austero digiuno i fedeli accorrono in chiesa per cantare l’ufficio di supplica alla Madre di Dio, la «Paracli- sis», alzando a lei lo sguardo implorante, attendendo da lei glorificata nei cieli grazie per il corpo e per l’anima. «L’ufficio della Paraclisis» nel rito bizantino è come, e più, di un picco- lo ufficio della beata Vergine Maria. Fa parte integrante dei libri liturgici, cattolici e ortodossi, greci e slavi. Venerando per antichità, conosciuto e cantato o recitato a memoria da qua- si tutti i fedeli, in ogni loro necessità e bisogno, per ottenere aiuto e «consolazione» dalla santissima Madre di Dio, esso è davvero un’espressione tra le più popolari del culto bizantino alla Vergine Madre. «Paraclisis», originariamente, significava «consolazione» (si ricordi l’espressione: «Spirito Paraclito», cioè consolatore); ma conteneva anche il significato di «soccorso, aiuto, difesa, chiamar vicino». Più tardi assunse il significato primario di «invocazione, supplica, implorazione». Così «l’uf- ficio della Paraclisis» meglio oggi si traduce: «Ufficio di sup- plica» alla Madre di Dio. Nell’uso greco-slavo la «Paraclisis» si celebra ordinariamente dopo i Vespri o dopo la Messa, ma an- che in modo autonomo, sia nelle chiese che nelle case. Viene cantata per la guarigione delle anime e dei corpi, in momenti di prove e di pericoli; e si fa anche il ricordo dei fedeli malati o colpiti da afflizioni, per i quali l’ufficiatura viene celebrata. Ma è soprattutto nel mese di agosto – il mese mariano bizantino – che da molti secoli l’ufficio di supplica accompagna i giorni del digiuno che precedono l’Assunta, giorni nei quali si registra in tutte le chiese un grande afflusso di fedeli, che amano immen- samente questa celebrazione. (Grazie G. M) •
AUGURI AGLI SPOSI
AUGURI AGLI SPOSI, PREGHIERA PER IL LORO CAMMINO.
Se voglio amare l’altro, devo stimarlo, accettarlo com’è e non esigere che sia più di quello che è, né che sia diverso, adatto ai miei gusti. Se voglio amare l’altro, devo rispettarlo in tutta la sua persona. Riconoscergli tutta la sua libertà, desiderare per lui la sua spontaneità. Se voglio amare l’altro devo scoprirlo. E saper svelare, anche sotto i difetti, le qualità profonde, i doni, i talenti, la nobiltà dell’anima. Se voglio amare l’altro devo co- gliere, nella vita quotidiana, nuove ragioni per apprezzare il suo valore, comprendendolo e trattandolo meglio. Cristo, che mi fai amare, mostrami il cammino dell’ autentico amore, del- lo sguardo positivo che discerne il bene, e del rispetto profondo del mistero altrui. J.Galot (il Sì dell’amore)•
ALLO SPIRITO SANTO
Spirito del Signore, donaci il coraggio, il coraggio per agire e operare senza temerarietà. Il coraggio dell’iniziativa e il co- raggio della disciplina, il coraggio della continuità e il corag- gio del costante adattamento. Il coraggio di saper stare soli e quello di ricominciare sempre, con quelli che restano e con quelli che arrivano. Il coraggio di non irritarsi anche in mezzo agli abbandoni e ai tradimenti. Il coraggio di trovare sempre il tempo per meditare e per pregare. •
Novembre / Dicembre • 2020
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