Page 9 - Bollettino Gennaio - Marzo 2019
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La miniera della Valsesia
RICORDI DI MINIERA
Il nome “miniera” ha sempre evocato un mondo misterioso, pieno di fascino, positivo e negativo nello stesso tempo, dove lavorano uomini con l’elmetto e la lampada ed il viso e le mani annerite dalla polvere. Ed in effetti è così e, chi in miniera c’è stato e vi ha lavo- rato, porta dentro di sé molti ricordi di quel mondo, ricordi che ho il piacere di condividere con chi vuole leggere questo scritto.
La miniera a cui faccio riferimento è quella ubicata all’ingresso di Alagna, lungo la strada provinciale, pri- ma di superare il ponte sul torrente Otro: essa ha co- stituito l’ultima e la più importante attività mineraria in Valsesia; vi rimangono i ruderi, purtroppo ancora ben visibili, di quelli che sono stati uffici, alloggi per i minatori, impianti per l’arricchimento del minerale che, a quei tempi, erano all’avanguardia. Vi si estraeva la calcopirite, che è il minerale costituito da rame, zolfo e ferro da cui si ricava, per l’appunto, il rame; associata alla calcopirite si recuperava anche la pirite, che con- tiene zolfo e ferro. La calcopirite era venduta all’este- ro, non essendoci in Italia impianti che, dal minerale, ricavassero il rame metallico: la pirite invece veniva utilizzata per lo più in Italia
per la preparazione dell’aci- do solforico ed anche come composto nelle mole per smerigliare.
La miniera, anticamen- te denominata Fabbriche e, con l’ultima gestione, Miniera Torrente Otro ha una storia molto lunga e di cui riporterò solo qualche cenno: era già nota intorno al 1200 con i conti di Bian-
drate ma, probabilmente, anche prima; nel XV secolo c’erano gli Sforza, quindi gli Scarognini, poi i d’Adda, i Duchi di Savoia per ritornare ancora alla famiglia d’Adda. L’attività mineraria è in seguito stata ripresa ed abbandonata più volte, con diversi imprenditori fino ad arrivare al 1961 quando il permesso di ricerca poi divenuto concessione mineraria denominata Miniera Torrente Otro è stata assegnata alla Società Miniera di Fragné – Chialamberto, divenuta successivamente Veneta Mineraria s. p. a. che l’ha coltivata (con tale ter- mine si indicano le lavorazioni rivolte all’estrazione del minerale utile, chiamato tout venant) fino al pressoché totale esaurimento del giacimento; le ultime attività estrattive risalgono al dicembre 1981.
Sono trascorsi ormai alcuni decenni da quel periodo e spesso ripenso a quell’ambiente buio, umido, pol- veroso, con rumori del tutto particolari: quello delle mine per lo scavo delle gallerie e di quelle per la colti- vazione del minerale, delle pale ad aria compressa per il carico ed il trasporto della roccia abbattuta, dei martelli perforatori di vario tipo; ricordo ancora lo sferragliare del locomotore e del trenino coi vagoni, il rotolare del
materiale dentro ai fornelli di getto, il sibilare assordan- te della sonda per la ricerca delle mineralizzazioni; nelle gallerie abbandonate si pote- vano invece sentire le gocce d’acqua che cadevano dalla volta oppure ascoltare il si- lenzio più completo.
Mi rimangono impressi anche degli odori: quello dolciastro dell’esplosivo, del legname per l’armatura
Gennaio/Marzo • 2019
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