Page 10 - Bollettino Gennaio - Marzo 2019
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La miniera della Valsesia
RICORDI DI MINIERA
delle gallerie, dell’olio nebulizzato dal- le macchine perforatrici e, al ritorno all’esterno dal sotterraneo, il profumo caldo e accogliente della vita, del sole, dei fiori ed al quale ci siamo talmente abituati da non percepirlo più.
Ricordo ancora la meraviglia dei fronti delle galleria quando, dopo lo sparo della volata, veniva lavato dalla polvere e rivelava tutto lo splendore del giallo oro della calcopirite, del ver- de della roccia col bianco del quarzo, implicati in pieghe ed alternanze in- credibili.
Ma, soprattutto ricordo con affetto
le persone che in miniera ho incon-
trato e con le quali, almeno in parte,
lavoro; alcune, al cessare dell’attività mineraria, sono rimaste in Valsesia dove hanno costruito la loro fami- glia; ma ricordo anche che qualcuno, in galleria, ci ha lasciato la vita.
Molte erano le regioni da cui i minatori provenivano e quindi si intrecciavano le cadenze delle varie parlate, i dialetti, i modi di esprimersi: gente della Valsesia e del basso Piemonte, bresciani, bergamaschi, veneti, sardi, toscani, siciliani, polacchi; tutta questa eterogeneità trovava dei termini comuni nelle espressioni tipiche del gergo minerario (ad esempio volata, discenderia, rimonta, livello, ribasso, fornello, pozzo, ecc. ecc.). In totale lavoravano, nella miniera di Alagna e nei periodi di piena attività, un centinaio di persone: i minatori del sotterraneo, gli addetti agli impianti di trattamento del minerale, i meccanici ed elettricisti, gli impiegati tecni- ci ed amministrativi.
Mentre il personale italiano era impegnato nei lavo- ri di coltivazione del giacimento, i minatori polacchi sono stati chiamati per il tracciamento
di gallerie di ricerca, di preparazione
della miniera per le future coltivazioni
e lo scavo di un pozzo verticale di 200
metri; una discenderia di ricerca si è
anche spinta fino al livello – 250, che
è stata la quota più profonda raggiunta
dai lavori.
I polacchi erano orgogliosi di essere minatori e precisavano che in Polonia questo lavoro era molto considerato, rispettato, oltre che meglio retribu- ito rispetto ad altri. Sono venuti ad Alagna in due momenti successivi, il primo nel 1968 ed il secondo nel 1975, in squadre di una trentina di
uomini ciascuna; la prima volta aveva- no alloggio presso l’albergo Bioni, da loro interamente occupato; la seconda volta, completi del loro cuoco, abita- vano nelle due case di Pietre Gemelle, a Riva Valdobbia. Sono sempre stati apprezzati per la loro professionalità ed i rapporti con le altre maestranze e la popolazione locale: in paese si ricor- da ancora che, alla domenica mattina, erano in gran parte presenti alla Messa a Riva Valdobbia, dove contribuivano alla liturgia con i loro canti solenni ed il suono dell’organo.
Ricordo le celebrazioni per la festa di santa Barbara, patrona dei minatori ed a cui tutti, credenti o non, erano devoti: il giorno 4 dicembre, alle ore 11 si partecipava alla santa Messa, celebrata in alternanza a Riva ed Alagna: era una Mes- sa solenne, con ben tre sacerdoti: ricordiamo così don Carlo, don Dario, don Pier Cesare, per anni insieme alla Messa di santa Barbara. Seguiva un grande pranzo, interrotto dai discorsi dei dirigenti e la consegna dei premi a chi aveva raggiunto i 25 anni di miniera ed era quindi promosso Fedele della Miniera, titolo che veni- va certificato con un particolare timbro sul libretto di lavoro; nascevano spontanei i canti, italiani e polacchi, di persone che erano felici di essere insieme in festa, le-
gati dal lavoro duro e faticoso del sotterraneo.
è indubbio che la Miniera ha avuto, nel periodo tra gli anni 60 e 80, una forte influenza sui due paesi prin- cipalmente interessati, Alagna e Riva: da un lato l’atti- vità estrattiva ha portato pesanti problematiche legate al paesaggio, alla possibilità di inquinamento di acque, polveri, rumori. Per contro vi è stato, in quegli anni, un forte incremento di persone residenti nei paesi dell’alta valle: infatti in moltissimi casi i lavo- ratori della miniera avevano con sé la famiglia con i loro bambini che hanno portato vitalità e lavoro alla gente del luogo in un periodo in cui l’industria turistica non era così sviluppata come
è ora.
Quei bambini che affollavano l’asilo
e le aule della scuola sono ora diventati uomini e donne: non hanno dimenti- cato Alagna e Riva e, da qualche anno, qui si ritrovano nel periodo delle ferie. Segno evidente che qualche cosa di buono è rimasto!
Umberto Cavagnino
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Gennaio/Marzo • 2019
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