Page 12 - Bollettino Gennaio - Marzo 2019
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Figure Sacerdotali Novaresi
SULLE ORME DI SAN GAUDENZIO Agabio secondo vescovo di Novara
Si è concluso lo scorso
29 gennaio, con la chiu-
sura dello scurolo dove
riposano le spoglie di San Gaudenzio, nell’omoni-
ma basilica di Novara,
l’anno giubilare indetto
in occasione del mille seicentesimo anniversa-
rio della morte del pri-
mo vescovo e patrono
della città e della vasta
diocesi. Dopo aver com-
piuto, lo scorso anno, un
percorso alla scoperta ed all’approfondimento della sua vita, vogliamo ora conoscere altre figu- re di vescovi che, in questi sedici secoli, hanno occupato la cattedra gaudenziana e l’hanno illumina- ta con la loro santità. Ognuno dei centoventicinque successori di San Gaudenzio costituisce un anello importante della ininterrotta cate- na di testimonianza cristiana che la nostra diocesi può vantare, ma tra loro emergono alcune figure che sono venerate come modelli ed in- tercessori del popolo che da loro ha ricevuto i frutti di un generoso servizio pastorale.
La diocesi di Novara è la sola, fra tutte quelle della nostra regione conciliare e che comprende quasi tutto il Piemonte – ad eccezione di Tortona – e la Valle d’Aosta, a possedere interamente l’elenco dei suoi vescovi; dai primi, riportati come già ricordato sui due dittici eburnei della Cattedrale e della Ba- silica di San Gaudenzio, fino ai no- stri giorni. Queste antiche ed auto- revoli fonti concordano nell’indi- care Agabio quale secondo vescovo del nostro territorio, successore del primo vescovo Gaudenzio, nella prima metà del IV secolo.
Secondo la tradizione, che venne fissata in un racconto agiografico del XII – XIII secolo, Agabio, fede- le discepolo di Gaudenzio, venne
da lui stesso designato a guida della diocesi e diede onorevole sepoltura al suo maestro nella basilica extra- muraria, ancora esistente fino alla metà del XVI secolo. La tradizio- ne, mutuata dalla vita medievale, presenta la figura di Agabio come quella del pastore sapiente che, de- dicandosi alla preghiera e al digiu- no, con una particolare attenzione per il mistero eucaristico, riesce ad essere coraggiosa guida del gregge lui affidato. Come già segnalato riguardo alla redazione della vita del proto-vescovo, anche nel caso di Agabio la stesura di questo te- sto attinge a modelli letterari ed agiografici ricorrenti, sfruttando- ne alcune sfumature al fine di una formazione ecclesiale su particolari temi che interessavano la chiesa tra XII e XIII secolo.
Dal punto di vista strettamente storico di Agabio conosciamo sol- tanto il nome, mentre si può sup- porre che durante gli anni del suo episcopato, l’annuncio missionario dell’evangelizzazione – che la tra- dizione fa avviare con l’operato di Gaudenzio – iniziò a tradursi in evidenze materiali, come luoghi di culto e battisteri, la cui edificazione potrebbe essere stata pianificata dal secondo vescovo, per organizzare la non facile implantatio ecclesiae in ambiti rurali ancora fortemente
legati ai tradizionali ri- tuali pagani. La Vita non indica l’anno della morte, mentre ne riporta il gior- no 10 settembre, ancora oggi memoria liturgia del santo. Il suo corpo non venne inumato nella Basi- lica dedicata agli Apostoli – più tardi al patrono – in cui venne deposto quello di Gaudenzio e che, stan- do alla tradizione, Agabio stesso avrebbe terminato di costruire, ma presso la
necropoli che si estendeva, oltre le mura, lungo la via per Milano, esat- tamente dalla parte opposta della città. Sul luogo venne poi edificata una chiesa che dipendeva, come giurisdizione, direttamente dal ve- scovo e che solo successivamente divenne parrocchia, con la presenza di un sacerdote stabile, documenta- ta almeno dal 1206, ma presumibil- mente già attiva in precedenza.
Come avvenuto per la basilica gaudenziana e, come si dirà, per quella di San Lorenzo, anche la chiesa di Sant’Agabio, con il sob- borgo che nel tempo era sorto at- torno ad essa, oggi purtroppo non esiste più. Le case e le altre struttu- re vennero demolite nel 1552, per la costruzione dei bastioni difensivi della città, piazzaforte spagnola ai confini occidentali del Ducato di Milano, mentre l’edificio di culto sopravvisse fino al 1727, quando fu raso al suolo. È importante ricorda- re che questa chiesa non era situata nella zona dell’attuale quartiere di Sant’Agabio, ma molto più vicino alle mura cittadine oltre la porta detta di Milano, come si può vede- re nelle antiche planimetrie della città, poco sotto all’attuale Istituto Immacolata delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
A differenza delle chiese di San Gaudenzio e di San Lorenzo, quella
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