Page 10 - Bollettino Gennaio - Marzo 2021
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Catechesi di papa Francesco
Pregare nella liturgia
i è più volte registrata, nella storia della Chiesa, la tentazione di pratica- re un cristianesimo intimistico, che non riconosce ai riti liturgici pub- blici la loro importanza spirituale. Spesso questa tendenza rivendicava la presunta maggiore purezza di una religiosità che non dipendesse dalle cerimonie esteriori, ritenute un peso inutile o dannoso. Al centro delle critiche finiva non una particola- re forma rituale, o un determinato modo di celebrare, ma la liturgia stessa, la forma liturgica di pregare.
In effetti, si possono trovare nel- la Chiesa certe forme di spiritualità che non hanno saputo integrare ade- guatamente il momento liturgico. Molti fedeli, pur partecipando assi- duamente ai riti, specialmente alla Messa domenicale, hanno attinto alimento per la loro fede e la loro vita spirituale piuttosto da altre fonti, di tipo devozionale.
Negli ultimi decenni, molto si è camminato. La Costituzione Sacro- sanctum Concilium del Concilio Vaticano II rappresenta lo snodo di questo lungo tragitto. Essa ribadi- sce in maniera completa e organica l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico. La preghiera dei cristiani passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacra- menti, i riti liturgici, la comunità. Nella vita cristiana non si prescinde dalla sfera corporea e materiale, per- ché in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza. Potremmo dire che dobbiamo pregare anche con il cor- po: il corpo entra nella preghiera.
Dunque, non esiste spiritualità cristiana che non sia radicata nel- la celebrazione dei santi misteri. Il Catechismo scrive: «La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nel- la Liturgia sacramentale della Chie- sa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue
nel cuore che prega» (n. 2655). La liturgia, in sé stessa, non è solo pre- ghiera spontanea, ma qualcosa di più e di più originario: è atto che fonda l’esperienza cristiana tutta intera e, perciò, anche la preghiera è evento, è accadimento, è presenza, è incontro. È un incontro con Cristo. Cristo si rende presente nello Spirito Santo attraverso i segni sacramentali: da qui deriva per noi cristiani la necessi- tà di partecipare ai divini misteri. Un cristianesimo senza liturgia, io oserei dire che forse è un cristianesimo sen- za Cristo. Senza il Cristo totale. Per- fino nel rito più spoglio, come quello che alcuni cristiani hanno celebrato e celebrano nei luoghi di prigionia, o nel nascondimento di una casa du- rante i tempi di persecuzione, Cristo si rende realmente presente e si dona ai suoi fedeli.
La liturgia, proprio per la sua di- mensione oggettiva, chiede di essere celebrata con fervore, perché
la grazia effusa nel rito non vada dispersa ma raggiunga il vissuto di ciascuno. Il Catechismo spiega mol- to bene e dice così: «La preghiera interiorizza e assimila la liturgia du- rante e dopo la sua celebrazione» (ibid.). Molte preghiere cristiane non provengono dalla liturgia, ma tutte, se sono cristiane, presuppon- gono la liturgia, cioè la mediazione sacramentale di Gesù Cristo. Ogni volta che celebriamo un Battesimo, o consacriamo il pane e il vino nell’Eu- caristia, o ungiamo con l’Olio santo il corpo di un malato, Cristo è qui! È Lui che agisce ed è presente come quando risanava le membra deboli di un infermo, o consegnava nell’Ul- tima Cena il suo testamento per la salvezza del mondo. La preghiera del cristiano fa propria la presenza sacra- mentale di Gesù. Ciò che è esterno a noi diventa parte di noi: la liturgia lo esprime perfino con il gesto così naturale del mangiare. La Messa non può essere solo “ascoltata”: è anche un’espressione non giusta, “io vado ad ascoltare Messa”. La Messa non può essere solo ascoltata, come se noi
fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci. La Messa è sempre celebrata, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono. E il centro è Cristo! Tutti noi, nella di- versità dei doni e dei ministeri, tutti ci uniamo alla sua azione, perché è Lui, Cristo, il Protagonista della li- turgia.
Quando i primi cristiani iniziaro- no a vivere il loro culto, lo fecero at- tualizzando i gesti e le parole di
Gesù, con la luce e la forza dello Spirito Santo, affinché la loro vita, raggiunta da quella grazia, diventas- se sacrificio spirituale offerto a Dio. Questo approccio fu una vera “rivo- luzione”. Scrive San Paolo nella Let- tera ai Romani: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è que- sto il vostro culto spirituale» (12,1).
La vita è chiamata a diventare cul- to a Dio, ma questo non può avveni- re senza la preghiera,specialmente la preghiera liturgica. Questo pensiero ci aiuti tutti quando si va a Messa: vado a pregare in comunità, vado a pregare con Cristo che è presente. Quando andiamo alla celebrazione di un Battesimo, per esempio, è Cri- sto lì, presente, che battezza. “Ma, Padre, questa è un’idea, un modo di dire”: no, non è un modo di dire. Cristo è presente e nella liturgia tu preghi con Cristo che è accanto a te. Saluti. •
Gennaio / Marzo • 2021