Page 8 - Bollettino Gennaio - Marzo 2020
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                La Valsesia e il Sacro Monte (2020) - Prima parte
LA VALSESIA E IL FRANCESCANESIMO
Pubblichiamo la prima parte di una relazione che il prof. Alberto Bossi, indimenticato storico e innamorato del Sacro Monte, tenne ad Orta nel corso del convegno celebrativo (4-6 giugno 1982) dell’VIII Centenario della nascita
di san Francesco d’Assisi. È un modo per tener viva la memoria di questo grande amico del nostro santuario.
La seconda parte sarà pubblicata nel prossimo numero del Bollettino
 Nonostante la naturale apparte-
nenza della Valsesia dal punto di vi-
sta geografico, all’ area piemontese,
è bene ricordare che essa fu a lungo
gravitante storicamente, economica-
mente e culturalmente nell’area mi-
lanese. Anzi questa situazione mani-
festa ancor oggi una sopravvivenza se
non giuridica, almeno sentimentale.
Ai suoi rapporti con Milano, la Val-
sesia mise fine, e non senza disagio o,
almeno, non senza preoccupazioni,
solo nel Marzo del 1707 quando pas-
sò sotto il dominio della casa Savoia
rinunciando, con evidente riluttan-
za, a quelle autonomie amministra-
tive, giuridiche ed economiche delle
quali aveva sempre goduto riuscendo
di volta in volta ad eludere l’ egemonismo visconteo, il fiscalismo spagnolo, il rigorismo francese.
Queste precisazioni potranno, forse, giustificare cer- te anomalie che i fatti che si narrano lasceranno emer- gere e prevenire, magari, alcuni interrogativi. La stessa venuta a Varallo del frate Bernardino Caimi, Milanese, la stessa discesa a Milano del pittore Valsesiano Gau- denzio Ferrari, che morì appunto in quella città il 31 Gennaio 1546 lasciandovi non poche testimonianze della sua arte più matura, la stessa parabola artistica Milanese del grande Tanzio da Varallo, sono chiari in- dici di questa tendenza gravitazionale.
Non sappiamo con esattezza se prima della venuta a Varallo del Caimi, che si fa risalire al 1481 e dei frati Francescani che lo seguirono o lo accompagnarono già esistesse in Varallo, o comunque in Valsesia, una co- munità dell’ordine dei Francescani. Il Fassola soltanto, scrittore non sempre attendibile, nella sua interessante ma anche fantasiosa storia del Sacro Monte accenna al fatto che il Caimi si sarebbe appoggiato per l’ esercizio delle sacre funzioni a Varallo ad alcuni frati “che già te- nevano un ospizio per le cerche’’. Ma la notizia è con- fusa e peregrina per essere accettata tranquillamente.
Quindi se vogliamo operare con i dovuti limiti di si- curezza, dobbiamo convenire che la presenza del mo- vimento francescano in Valsesia, se non con assoluta certezza almeno con grande probabilità, è legata all’ erezione del Sacro Monte e coincide, pertanto, con
l’avvento del padre Bernardino.
Sulle ragioni che indussero il fon- datore a fermare la sua attenzione sul borgo di Varallo, dopo un certo suo vagabondare per le valli limitrofe – se pure dobbiamo, anche qui , scor- porare qualche dato leggendario dal contesto delle notizia più certe- alla ricerca di una località che meglio si adattasse alla più puntuale e più fe- dele possibile ricostruzione dei luoghi di Terra Santa, non ci è dato assolu- tamente di sapere, né in questa sede
torna il caso di indagare.
Quello che ci interessa è rilevare
che l’operatività francescana in Valse- sia si identifica con tale provvidenzia- le venuta, si ricollega a quella nobilis-
 Gennaio / Marzo • 2020
Fra’ Bernardino Caimi
sima figura, a quella degnissima sede che è il convento di Santa Maria delle Grazie a Varallo e si configura in quella magnificentissima opera che è il Sacro Monte.
Di quale vasta portata sarebbe stato per la Valsesia e per il borgo di Varallo la realizzazione dell’opera pro- posta dal padre Caimi ed a quali spettacolari aperture avrebbe dato adito anche sul piano sociale e culturale - forse, anche, sul piano politico - non era certamen- te presente agli uomini di Varallo quando prestarono orecchio alla parola del frate e si convinsero a dar mano alla realizzazione della geniale intuizione. Qualcuno ha insinuato che la spinta venisse loro da acuti ed astuti calcoli di ordine economico e finirono per vedere nel Caimi un accorto ‘’business-man’’; nello Scarognini, che finanziò parte dell’impresa , uno spregiudicato ‘’ manager’’ e nella vicinanza Varallese un’accolta di furbi imprenditori. Non esiste nessuna prova né pro, né con- tro per cui la notizia resta quella che è : una semplice illazione , storicamente senza alcun peso.
Abbiamo invece la prova che alla mente della collet- tività varallese era evidente ed assodato che si trattava di dar corso alla messa in atto di una istituzione di ca- rattere religioso, “attento quod hoc est opus pium’’, e di ciò fanno già fede gli atti di donazione al Caimi, nel 1493 di quanto é già stato edificato “super parietem’’ ed “in seletta’’. Vale a dire, sul monte, l’Ereremitorio del santo sepolcro con le cappelle” subtus crucem’’ e dell’ Ascensione e, ai piedi, il grande convento con
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