Page 10 - Bollettino Gennaio - Marzo 2020
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                La Valsesia e il Sacro Monte (2020) - Prima parte
 LA VALSESIA E IL FRANCESCANESIMO
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estremi confini d’Italia, decentrato rispetto a quelle che sono le usuali vie lungo le quali corrono i traffici e, con essi, i modelli culturali l’arte si mostri con quelle che sono solo le sue espressioni più alte, ma anche più aggiornati pur sempre, naturalmente, segnate da una particolare connaturazione di stampo popolaresco e domestico, per quanto riguarda le arti figurative.
Tutto nasce da questa presenza di una piccola, ma eletta schiera di frati, colti ed aperti alle nuove idee e dal fiorire di un certo interesse letterario legato al Sacro Monte, connaturantesi anche in una sempre più fre- quente edizione di ’guide’, ‘descrizioni’, ’direttori’, ele- menti di concreto interesse anche per l’arte della stam- pa. Ed infatti già fin dal 1589, il 18 maggio, i fratelli Pie- tro ed Anselmo Ravelli, varallesi, avevano già aperto una stamperia a Varallo per stampare “praecepta, citationes et alias scripturas ad lites pertinentes, sed etiam statu- ta, privilegia et alia pertinetia ad dictam Vallem Sicci- dam et ad Sacrum Sepulcrum varalli, nec non etiam alias scripturas et libros tam pro rebus spiritualibus quam profanis’’. Appunto sotto tale data il re Filippo di Spagna, in risposta ad una supplica presentata, con- cedeva “licentiam et facultatem imprimendi praedicta et omnes alias scripturas’’. In particolare si riservavano ai fratelli Ravelli i diritti di stampa delle opere relative al Sacro monte ed è appunto in tale veste che la tipografia Varallese licenzierà, a partire dal 1589, una serie di edi- zioni di una ‘’Descrizione del Sacro Monte....”
SUCCESSORI DI BERNARDINO CAIMI
Ritornando alla figura del Caimi ed alle questioni connesse con le origini del Sacro Monte cui sono stret- tamente legate le vicende della presenza francescana in Valsesia, dobbiamo constatare che le notizie sono abba- stanza oscure ed incerte.
Incerte è anche la stessa data di morte del fondatore e la localizzazione della sua sepoltura. Perciò non sappia- mo neppure come avvenne alla sua morte, ritenuta nel 1499-1500, il passaggio delle consegne a colui al quale competeva l’onere di proseguire l’opera di completa- mento di quella originalissima ‘’Nuova Gerusalemme ‘’ che si andava sempre meglio definendo su quell’ al- tura chiamata affettuosamente dal beato fondatore ‘’il Santo Monticello nostro’’. Le notizie correnti ci dicono che fu suo successore il frate francescano Candido Ran- zo da Vercelli, uomo ‘’distinto per santità e dottrina’’ che avrebbe ‘’sostenuto’’ ed anche “aiutato’’fra Bernar- dino” nella fondazione del santuario di Varallo, aiutan- dolo nella costruzione degli edifici sacri”, morto a san Giorgio Canavese nel 1515.
Poiché non risulta che sia stato in Terra santa, ci dob-
biamo allora domandare chi fu quel frate, “sacerdos il- lius ordinis primas”, eius situs callentissimus ubi vere corpus Jesu sepultum fuit’’, che fece da guida a Gerola- mo Morone, referendario ducale degli Sforza, protago- nista di una importantissima pagina della nostra storia nazionale, venuto a visitare il Sacro Monte di Varallo il 29 settembre dell’anno 1507, riportandone un’impres- sione così viva da non riuscire a por fine alla visita ed all’ ammirazione.
CONTRASTI TRA FABBRICERIA E PADRI
Frattanto si dà il varo ad una decisione che, pur con- cepita con le migliori intenzioni e realizzata con la miglior buona volontà, finirà con il dar luogo ad una progressiva ‘’ laicizzazione’’ del santuario con quelle conseguenze che avremo modo di vedere e che si tra- durranno in violente manifestazioni di intolleranza, con scontri anche fisici, tra i fabbricieri, da una parte, e i frati, dall’altra, che avranno come prima conseguenza, la sostituzione dei padri francescani Osservanti con i Riformati.
Leggiamo infatti nel Fassola che dopo la morte del munifico signore Milano Scarognini che larga parte ebbe, collaborando con il Caimi, alla edificazione del Sacro Monte, ‘’priva la veneranda Fabrica del Fabrice- ro, e Benefattore, e Fondatore tanto pio, accresciuta di Cappelle, Edifizij, Elemosine e di bisogno di haver più di una persona al governo, furono immediatamente in Consiglio della Vicinanza, radunata l’anno mille cin- quecento dieci sette, eletti Pietro Ravelli e Bernardo Baldi fabriceri”. Sappiamo, inoltre, che nomi di spicco e figure di levatura pari quella di un Caimi e di un Ranzo non ce ne saranno più . Ci giunge notizia della presenza di un ‘’fra Serafino de Pezana , guardiano del conven- to di Varallo’’ grazie ad un atto di donazione da questi ricevuta dalle mani di tre terziarie il 28 agosto 1547 o del nominativo di qualche altro frate che solo inciden- talmente ci viene segnalato dalle cronache. Sono inve- ce frequenti le diatribe tra i Consigli e gli Uomini di Varallo, da una parte ed i Padri dall’altra, emergenti da una serie di atti che costellano nei secoli la storia dell’i- stituzione.
Oggetto della controversia, ci duole dirlo, ma ci co- stringe l’onestà di informazione, è in genere, o in veste di protagonista o nel semplice ruolo di comparsa, la ‘’cassa per le elemosine’’.
Dal tentativo di comporre questi dissidi trae origine il ‘’breve’’ di papa Giulio III , del 28 maggio 1554, il successivo del 2 marzo 1555, seguito da un altro di papa Paolo IV del 10 agosto 1555, derivano la lettera del car- dinale Carlo Borromeo del 19 feb- | Continua a pag. 13
Gennaio / Marzo • 2020
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