Page 9 - Bollettino Gennaio - Marzo 2020
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                tutte le sue pertinenze, vale a dire il monastero “cum Ecclesia, Campana, Campanili, aedifitiis, officinis, or- tis cum suis coherentiis solitis’’.
IL CONVENTO DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
Ebbene, da quel momento la Valsesia va perdendo man mano il suo aspetto prevalentemente borghese e mercantile e l’ arte valsesiana già chiaramente segnata da un’estrema feracità se non da una già palese fera- cità , la sua caratteristica provinciale e popolaresca. Il convento di S. Maria delle Grazie, che si sviluppa su di un’ area ragguardevole nella sua articolazione di celle e corridoi, di giardini e chiostri, di biblioteca e refettorio, è chiaramente destinato ad ospitare un buon numero di frati oltre ai due -il Caimi ed un suo compagno- che si erano riservata stabile dimora sul monte per ragioni evidentemente di ordine pratico, ma altrettanto chia- ramente di ordine affettivo. Né si dimentichi che l’atto di donazione cui si è fatto cenno prevedeva già sin da quel momento la presenza di “officinis’’, cioè di locali per lavorazioni di carattere artigianale per approntare, evidentemente, quelle strutture complementari neces- sarie alle costruzioni in atto o in fieri sul Monte.
Il convento francescano delle Grazie diventa pro- prio allora, alla Vigilia delle grandi scoperte e delle grandi invenzioni, nel momento della più intima e più sconvolgente mutazione del modo di vivere e di pen- sare proposta dall’Umanesimo e dal Rinascimento, il cenacolo della cultura valsesiana. In esso matura, e da esso si diffonde, un sempre più vasto e consolidato mo- vimento di crescita del livello della civiltà valsesiana. Grazie ad esso si determina quel moto di accelerazione nell’acquisire sempre più raffinati modelli culturali da parte della Valsesia che, nell’espressione dei suoi senti- menti, passerà da moduli arcaici e domestici a conce- zioni addirittura d’avanguardia. Per avere una misura dell’aprirsi alle nuove proposte dell’arte e della cultura valsesiana, basterà dare uno sguardo alle opere di Gau- denzio Ferrari nella chiesa adiacente e sarà opportuno ricordare che qui, in quelle “officine”alle quali si fa cen- no nell’atto di donazione, sono nate le primissime rap- presentazioni dei “misteri” del Sacro Monte.
A dimostrazione dell’importanza che ebbe questo convento nello sviluppo della storia valsesiana, sarà op- portuno ricordare anche una comunicazione del pitto- re e studioso varallese Giulio Arienta (1826-19 ) secon- do il quale il Caimi avrebbe portato con sè nella sua ve- nuta a Varallo, un certo “frate Francesco, maestro di le- gname e disegnatore di grande ingegno e spirito, uomo questo che fu in Gerusalemme col B. Bernardino, indi di lui cooperatore nell’ edificazione di questo santua- rio (...) come si ha da un MS esistente nel seminario d’Adda ove leggesi che, sotto questo frate Francesco disegnatore ed il S. Milano Scarognin Fabriciere, essa Fabbrica di detto Monte s’ebbe un gran argomento’’.
Anche se oggi si è piuttosto propensi a confinare
Il convento di Santa Maria delle Grazie, Varallo.
nella indeterminatezza del mito questa figura, è ne- cessario tener conto che la tradizione assegna appunto a questo frate “maestro del legname e disegnatore di grande ingegno e spirito’’ quella splendidissima serie di statue policrome di altezza naturale, figure della “pie- tra dell’Unzione’’. Uno dei prototipi, pare, dell’infinite serie di personaggi – attori delle varie cappelle. Di esse non è certo molto facile trovare in Piemonte una equi- valenza sul piano artistico tanta è l’efficacia espressiva, la potenza drammatica e la sapienza formale delle scul- ture, esposte, ora, nella ricca pinacoteca di Varallo.
RICCHEZZE CULTURALI
Così come è da ascrivere alla presenza del convento di S. Maria delle Grazie il fatto che Varallo possa oggi vantare una delle più prestigiose biblioteche della re- gione costituita, per la parte più antica e preziosa, da materiale bibliografico assai raro e pregevole che risa- le alla dotazione libraria dei frati, primi abitatori del convento. Si tratta di alcune decine di incunaboli e di qualche centinaio di cinquecentine trattanti argomen- ti di ascetica, morale, teologia, dogmatica, diritto, ma interessanti anche pregevolissime edizioni di libri di cultura classica, greca e latina, testi di retorica, di gram- matica, di filosofia, di storia, tutti risalenti ai primordi dell’ arte della stampa. Anzi sarà bene, a questo punto, fare un breve richiamo agli interessi “culturali’’ speci- ficamente letterari – di genere, ovviamente stretta- mente religioso – sia del Caimi, sia del suo successore, Candido Ranzo. Del primo si deve ricordare un codice autografo, conservato nella biblioteca civica di Como, assieme ad una bella ’lauda’ su Cristo crocefisso, del se- condo il codice certamente autografo della biblioteca Agnesiana di Vercelli, proveniente dal convento Fran- cescano di Billiemme.
Nè si dovrà disconoscere che grazie anche alla pre- senza di così numerose ed importanti proposte cultu- rali entrò in Valsesia, e molto tempestivamente, il sof- fio rinnovatore di un nuovo modo di concepire l’uomo e di guardare le cose. Non è certo un caso, infatti, che a Varallo in un remoto borgo, agli | Continua a pag. 10
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