Page 9 - AIUTARE LE ANIME ET IL GOVERNO EPISCOPALE
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parole della riforma protestante e che presero a serpeggiare le più nere paure per l’audacia delle armate turche.
A Novara, terra e diocesi ai confini occidentali di una Penisola italica quanto mai frammentata politicamente, tra queste luci e più ancora tra queste ombre, a breve distanza da terre che si sapevano infette d’eresia e ad un tempo partecipi e ben informati sulle altalenanti fortune della guerra al Turco4, si svolgerà la nostra ricerca.
Più subdola del pericolo ottomano, per molti aspetti più sfuggente e pertanto assai più insidiosa, era stata la rapidissima e inaspettata circolazione delle idee luterane. In area tedesca, in seno al secolare, millenario sacro romano impero, in una terra già divisa in tanti staterelli retti da rissosi principi laici e da rappresentanti dell’aristocrazia ecclesiastica che spesso poco o nulla sapevano di fede e teologia, era infine esploso il lacerante dissidio confessionale nato dalle idee e dalle provocatorie proposte di Martin Lutero.
Dopo le prime e più circoscritte sacche di malcontento che, nonostante sfociassero sempre più spesso in aspre e talvolta violente dispute, rimanevano pur sempre circoscritte all’ambito teorico, dogmatico, teologico ed eminentemente dottrinale, nel secondo Cinquecento si vennero moltiplicando e raffinando gli scritti polemici, le caustiche critiche e le durissime rivendicazioni nei confronti della Corte di Roma. Il diffuso, profondo malessere confessionale si era immediatamente dopo trasformato qua e là, e specie nei territori dell’impero, in una serie di tensioni tra ceti e poteri locali e di sollevazioni a sfondo sociopolitico e culturale5.
La sfaccettata predicazione di non pochi esponenti del protestantesimo e soprattutto di Huldrych Zwingli, Thomas Müntzer avrebbe in breve avuto conseguenze esplosive non solo e forse non tanto sul piano della spiritualità e del
4 A combattere contro i turchi si recarono anche non pochi esponenti dell’aristocrazia novarese: ecco ad esempio, nella seconda cappella della navata sinistra della basilica di S. Gaudenzio, il ritratto e l’epigrafe funebre (del 1607) di Girolamo Bollini, cavaliere gerosolimitano che partecipò, al comando di una galera, allo scontro navale di Lepanto, venne ferito e fatto prigioniero; solo anni dopo venne infine riscattato e poté tornare in patria. Un altro esempio interessante è quello documentato da epigrafe (del 1611) e ritratto nella cappella della Circoncisione, sempre in S. Gaudenzio. Si tratta del cavaliere gerosolimitano e capitano Giovan Francesco Caccia da Mandello: ancor più interessanti gli scenari internazionali che lo videro bellicosamente impegnato per decenni in quanto significativamente combatté “Pro catholica religione” su due fronti caldissimi dell’epoca: “ad Melitam contra Turcas” e “in Gallia adversus haereticos”: cioè a Malta, vero baluardo dell’Occidente, e in Francia durante le sanguinose guerre di religione. Ecco qui riassunte le due motivazioni che abbiamo detto poco sopra: un patrizio novarese, tra i molti preoccupati per gli stravolgimenti politici e confessionali allora in atto, che impugnò le armi sia contro i turchi, a Lepanto, a Malta, sia contro gli eretici: in specie i calvinisti, meglio noti come Ugonotti e indomiti coprotagonisti delle sanguinose guerre di religione nella Francia del pieno e tardo Cinquecento. Un altro imponente cavaliere di Malta novarese, purtroppo non identificato, è ritratto su una grande tela in S. Nazzaro della Costa: è inginocchiato in atteggiamento orante su una spiaggia e alle sue spalle si vedono il mare e, ormeggiata a riva, una galera da cui sbarcano truppe. Due paure – turchi ed eretici - che ebbero un forte impatto e che non furono solo astrattamente e genericamente occidentali ma proprie anche dell’apparentemente isolato Novarese. Almeno sulla prima, sulla paura verso il Turco si vedano le ancora valide osservazioni di G.B. Morandi, Novaresi e Mussulmani, Novara 1912, p. 32 ss. (ora anche in “Bollettino storico per la provincia di Novara”), XCVIII (2007), numero monografico dedicato a G.B. Morandi per i cento anni (1907-2007) del detto “Bollettino storico”, pp. 13-61, nonché “Gentilhuomini Christiani e Religiosi cavalieri”. Nove secoli dell’Ordine di Malta in Piemonte, a c. di T. Ricardi di Netro e L.C. Gentile, Milano 2000, p. 172 e, sia pur brevemente, il recentissimo saggio di A. Vecchi, Turchi a Novara, Milano 2006, p. 26.
5 Un quadro della fosca, particolare situazione creatasi è in P. Blickle, La riforma luterana e la guerra dei contadini. La rivoluzione del 1525, Bologna 1983 (ed. orig. München 1981), H.R. Trevor-Roper, Protestantesimo e trasformazione sociale, Roma-Bari 1999 (ed. orig. London 1967) e in A. Stella, Il “Bauernführer” Michael Gaismair e l’utopia di un repubblicanesimo popolare, Bologna 1999.




























































































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