Page 9 - Bollettino Novembre - Dicembre 2017
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Figure Sacerdotali Novaresi
FRANCESCO MARCONI QUAGLIOTTI, A 400 ANNI DALLA MORTE - Parte IV
Il vescovo Taverna e i seminari
Monsignor Taverna, succe- duto al Bascapè sulla cattedra
di San Gaudenzio, richiese al
suo vicario generale, una com- pleta relazione dei seminari esistenti in diocesi; per quello
di Santa Cristina, questi si ri- volse ovviamente al Quagliot-
ti ed il vescovo, letta la rela- zione, incoraggiò il sacerdote
a perseverare nella sua opera.
L’ ingresso del successore di
San Gaudenzio avvenne il 19 giugno del 1616, preceduta
da una predicazione del Qua- gliotti stesso, tenuta nel Duo-
mo tutte le domeniche, dal
17 aprile. Pochi giorni dopo il suo ingresso, il 30 giugno, monsignor Taverna ricevette il Quagliotti, lo ascoltò con attenzione e si dispose a esaudire le richieste da lui avanzate per un miglioramento delle condi- zioni del collegio. Ottenne, infatti, che la chiesa di Santa Cristina fos- se resa autonoma dalla parrocchia di San Bartolomeo, direttamente soggetta al vescovo, sotto la guida del rettore del collegio. Inoltre, il vescovo provvide alle necessità eco- nomiche della casa, acconsentendo a nuove questue durante le vacanze e promise di fornire un aiuto per la formazione dei chierici.
Messa per la Congregazione
Una data importante fu quel- la del 4 novembre 1616, festa di San Carlo Borromeo; quel giorno, trovandosi a Fontaneto, don Fran- cesco celebrò la messa pro Congre- atione Oblatorum Sancti Caroli instituenda. È il primo esplicito riferimento a quella che sarà, come detto, la congregazione degli Obla- ti. San Carlo doveva essere modello e protettore di questo gruppo di sacerdoti che, come lui, avrebbero dovuto spendere la loro vita per
guidare le pecorelle del gregge spar- so sui monti e nel piano.
L’intenzione della prima messa del nuovo anno, che sarebbe stato quello della sua precoce morte, ri- vela, ancora una volta, la sensibilità spirituale e pastorale del Quagliot- ti: la offri, infatti, perché, in questo anno io, i Chierici e tutti, servano bene a Dio. I mesi che seguirono furono tutti spesi nel ministero, incurante delle sue non ottimali condizioni di salute; tenne la pre- dicazione quaresimale quotidiana a Borgomanero, alloggiando presso l’ospedale della Santissima Trinità, annesso all’omonima chiesa. Fu- rono settimane veramente intense e, ovviamente, faticose per lui che, oltre al pulpito si dedicava al con- fessionale, alla dottrina e alle opere di carità.
Le condizioni fisiche, già pre- carie, si aggravarono all’inizio di giugno: si ammalò il 3 giugno ed il giorno seguente si mise a letto; vi- sitato dal medico Solari, giunto da Borgomanero, gli fu assicurato che, con pochi giorni di riposo, si sareb- be ripreso. Purtroppo, a distanza di una settimana, le sue condizioni si aggravarono; il 12 giugno ricevette
la visita di un sacerdote man- dato dal vescovo Taverna e, nello stesso giorno, fece testa- mento, redatto da don Carli- ni, notaio e coadiutore di San Bartolomeo. Quagliotti lascia- va quel che di sua proprietà aveva in Galliate a suo zio Don Domenico, mentre quanto aveva a Santa Cristina passava di proprietà al collegio. Gior- no dopo giorno si fece sempre più debole, le cure dei medici più che portar giovamento tormentarono ancor di più il suo fisico già debilitato. Per ben tre volte il vescovo venne a fargli visita, recando conso- lazione al suo sacerdote, di cui
ordinò che si eseguisse un ritratto, nonostante la ritrosia dell’infermo. E questo un primo segno di come il prelato considerasse il Quagliotti, già circondato da un aurea di ve- nerazione, al punto che il vescovo dovette emanare un ordine di sco- munica contro tutti coloro che si fossero appropriati di qualsivoglia oggetto appartenuto a lui.
Verso la fine
Il giorno della Natività di San Giovanni, il 24 giugno, parve che le sue condizioni migliorassero ma, il giorno seguente, giunto nuova- mente in visita il vescovo, lo tro- vò aggravato. Il lunedì 26 giugno, constatate le sue condizioni ormai disperate, venne portato al Qua- gliotti il viatico che ricevette con lucidità. Recitato il ringraziamen- to, egli benedisse tutti i presenti e, quasi subito, alle dieci del mattino, entrò in agonia. Dopo qualche ora, circondato dai chierici del piccolo seminario, da alcuni sacerdoti e da amici, giunti al suo capezzale, Francesco entrò nella vita di Dio, avendo compiuto, da un mese ed un giorno, trentaquattro anni. Ra- pidamente la notizia della sua
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