Page 5 - Bollettino Settembre - Ottobre 2018
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Conosciamo il Sacro Monte
lese, iniziata probabilmente  n dall’epoca delle nozze della sorella del Cagnola con Felice d’Adda nel 1794, ed andata via via ra orzandosi, come testimoniano alcuni documenti dell’Archivio d’Adda, ed ancor più un intervento architettonico di pretto gusto neoclassico nell’attuale Salone dei Congressi nello stesso palazzo varallese dei d’Adda, costituito da due monumentali colonne ioniche, sorreggenti un architra- ve di concezione identica alla struttura di Porta Ticinese a Milano, una delle opere più signi cative del Cagnola, intervento a cui  nora nessuno ha mai badato.
È ovvio che in casa della sorella l’archi-
tetto avesse ripetutamente sentito accen-
nare al centenario problema della facciata
della Chiesa Maggiore sul Sacro Monte, argomento inerente al suo campo speci -
co, che se ne fosse incuriosito e che si fosse
anche mostrato disponibile ad elaborare
una soluzione, un progetto, sopratutto
dopo essere stato libero dagli impegni per
l’Arco del Sempione a Milano, rimasto in- terrotto, come si è detto per la caduta dell’impero napoleonico.
È pure comprensibile che i fabbriceri del Sacro Monte, in costante contatto con i d’Adda, non si siano lasciati sfuggire l’occasione di appro ttare di un nome così illustre e per di più disponibile gratu- itamente, come era sua abitudine. Infatti il marche- se Cagnola diceva, forse per vezzo, di considerarsi dilettante di architettura, non un professionista, e riteneva quasi degradante, dato il suo livello sociale, farsi remunerare. Si sarebbe così potuta accrescere la fama e la notorietà della Nuova Gerusalemme con l’opera di un artista stimatissimo. Anche per i d’Ad- da era un’ottima occasione per rinverdire quella se- colare tradizione di particolare preminenza, di inte- ressamento e di sollecitudine, verso il Sacro Monte, ereditata dagli avi ed esercitata dagli antenati Sca- rognini  n dall’origine della Nuova Gerusalemme. Era poi anche per il marchese Cagnola un modo per farsi apprezzare al di là dei con ni del Lombardo- Veneto e dell’impero austriaco.
Tutto pare dunque convergere verso una conclu- sione assai felice. Chi abbia fatto il primo passo, la prima ‘avance’, è di cile dire con certezza. Fu una proposta dei d’Adda, una richiesta dei fabbriceri, un gesto spontaneo del Cagnola? Ed a quando risale il progetto?
La difficile datazione
Gli studiosi del Sacro Monte e le varie guide, ad iniziare da quella del 1829,  n quasi ai nostri giorni, riportano, o ripetono date variabili: ora il 1824 come fondazione, ora il 25. Il Bordiga nel 1830, quindi in un momento assai prossimo, scrive:” Il desiderio di ornare questo tempio con grandiosa facciata fece ri- volgere l’Amministrazione della Veneranda Fabbri- ca al celebre architetto Cagnola, che con un suo ma- gni co disegno si compiacque di secondare le istan- ze...”, e data al 1825 il basamento dell’opera, dando per scontata l’iniziativa da parte dell’Amministra- zione del Sacro Monte. A sua volta il Galloni, più di ottant’anni dopo, così dice:” E sullo scorcio del medesimo anno 1823 venne determinata l’erezione avanti al Tempio di un portico disegnato dall’autore dell’Arco della Pace di Milano....”, certo basandosi sul primo appalto dei lavori dei tagliapietra, stilato a Varallo il 31 ottobre 1823, ed anche grazie alla docu- mentata presenza a Varallo del Cagnola con la mo- glie nello stesso mese di ottobre di quell’anno.
In realtà il progetto nel suo complesso deve risa- lire almeno al 1815, anno precedente alle nozze del marchese – architetto. Infatti, come ha reso noto la Stefani nel 1998, da una lettera inviata dai fabbri- cieri il 19 febbraio 1816, lo si sollecita ad inviare il disegno promesso con la variante dell’apertura
Settembre/Ottobre • 2018
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