Page 3 - Bollettino Settembre - Ottobre 2018
P. 3
La parola del Rettore
Gaudenzio Ferrari: comunicatore di bellezza divina
In queste settimane si è conclusa anche a Varallo la mostra, allestita nella Pinacoteca, di alcune opere del nostro valsesiano Gaudenzio Ferrari. Confesso di essere stato molto colpito dalle opere espo- ste, ben illuminate, in un clima di silenzio assoluto (quando l’ho vi- sitata io). Naturalmente anche al Sacro Monte abbiamo opere bel- lissime del Ferrari, ma l’ambiente della Pinacoteca ha aiutato molto a contemplare, ad avvicinarsi an- che fisicamente alle opere. È stato tutto un immergersi nella Bellezza. Al termine della visita mi è venuta spontanea una riflessione: l’opera di Gaudenzio Ferrari è tutta im- pregnata di Vangelo, di valori spi- rituali.
A questo punto nasce una do- manda: da dove il Ferrari prendeva ispirazione nel fare le sue statue , nel dipingere le sue tele? La rispo- sta ci viene data dal vescovo bene- dettino di Novara, mons. Giulio Odescalchi, riportata nel Sinodo del 1660 pag. 153. “Gaudentius noster, in quo plurimum laudatur, opere quidem eximio, sed magis eximie pius....” Dunque il vescovo metteva in evidenza le sue capacità, ma soprattutto la sua fede, il fatto di essere una persona molto pia.
“Per collaborare alla creazione del più bel monumento d’arte sa- cra, per scrivere il più bel poema religioso che mai fosse stato sogna- to – annota padre Eugenio Manni, grande storico della Valsesia – il pittore Gaudenzio Ferrari certo doveva elevarsi, rendersi degno appieno della santa impresa, me-
diante l’abilitazione della propria mano, non solo, ma anche median- te uno sforzo di purificazione e di santificazione del proprio spirito. Gliel’avevan pur detto che l’An- gelico s’accingeva a dipingere le sue Madonne dopo aver pregato e digiunato, e che lavorava stando in ginocchio. Per imprimere sulla tela Angeli e Santi, per trattare le divi- ne sembianze di Gesù ed il dolcis- simo volto della Vergine, bisogna mantenersi limpidi di mente ed ardenti di cuore.”
Con le opere del Ferrari entria- mo dunque in un mondo partico- lare, il mondo spirituale, celeste.
Di conseguenza la visione delle sue tele e delle sue statue vanno viste “in ginocchio”, con l’occhio della fede. Senza questa prospettiva lo sguardo sulle sue Bellezze riamane impoverito.
In definitiva tutto il Sacro Mon- te è stato costruito alla luce di que- sto intendimento: aiutare, sostene- re con opere d’arte la fede. Il Caimi non aveva altro intendimento che questo: utilizzare ogni mezzo per avvicinare il visitatore al Cristo Gesù. È una consegna che coinvol- ge anche noi oggi.
P. Giuliano Temporelli
Settembre/Ottobre • 2018
3