Page 18 - Bollettino Settembre - Ottobre 2018
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Racconti Missionari
DAI PONTI AFRICANI A QUELLI VENEZIANI
Quando parti in safari (viaggio) per andare al centro della Diocesi, non ti devi dimenticare che devi attraversare dei pon- ti. Quanti? Secondo i miei calcoli, da Baraka a Uvira (Sud Kivu, Repubblica democratica del Congo) ce ne erano 55.
Sono ponti a sorpresa, cioè non sai mai, se non quando arrivi se si può passare o se si devono ri- spolverare gli studi di geometria. Arrivi, ti fermi, scendi, guardi e poi? Poi comincia veri care se ci sono le tavole, posate sui due bi- nari che fanno da base al ponte. Poi, controlli se ce n’è qualcuna rotta o marcia. Poi, ti guardi in- torno e guardi in alto, chiedendo l’aiuto di qualche angelo custode che ti stia vicino quando decidi di attraversare. Se invece tutto questo manca, si trova sempre una soluzione: passerai a lato del ponte e guaderai il piccolo  ume che scende dalla montagna. Di- menticavo.
Spero che tu ti sia ricordato di esserti portato dietro una dose di coraggio e una di incoscienza. Le due insieme, forse, ti aiuteranno a passare. Dopo tutto questo di- scorso, è il momento di “gettare il cuore al di là dell’ostacolo”. Man- di qualcuno dall’altra parte che ti guiderà e piano piano, senza di- strarti, passi dall’altra parte. Ma ne rimangono sempre tanti pri- ma di arrivare, senza dimenticarti che poi dovrai fare la medesima strada al ritorno e qui avrai del- le simpatiche sorprese, come mi successe un giorno. Normalmen-
te i ponti sono corti. Ma in quel caso era doppio, cioè a metà c’era un pilone che lo sosteneva, così doppia sorpresa. Dopo tutti gli studi geometrici, decido di pas- sare, sempre con la guida che mi fa cenno dove passare. Una ruota dopo l’altra. Sento qualche ru- more, accelero e sto per giungere dall’altra parte, quando sento un crac. Una tavola si era rotta. Spin- go più forte e con un balzo sono dall’altra parte. Non so come ce l’avevo fatta. Qualche minuto per calmare il cuore. Guardo in- dietro. In e etti, si era prodotto un buco e la tavola era caduta nel  ume, in basso. Si vede che qual- che angelo custode in libera usci- ta era venuto in aiuto. Sempre a proposito di geometria, c’è la sor- presa più interessante. Arrivi al ponte, non ci sono più le tavole, ma solo i due binari e devi passare
dall’altra parte. Come? Semplice. La solita guida davanti, tu dietro porti le ruote davanti sull’inizio dei due binari e poi, con calma, con molta calma, ascoltando la voce, vai avanti. Guarda sempre avanti e dopo quanto tempo (?), riesci, non si sa come, ad arriva- re dall’altra parte. E per  nire, ma lo racconterò un’altra volta, quando devi passare il  ume e l’acqua ti arriva al  nestrino, beh. Qui ci vuole proprio un coraggio che non credevo di avere, sempre con dando in Colui che mi aveva guidato  n quaggiù in Africa. Ma per ora basta così. Ora vado su e giù per i ponti di Venezia. Sono più sicuri, ma ho sempre nostal- gie di queste avventure laggiù in terra d’Africa. Alla prossima.
padre Oliviero Ferro, missionario saveriano, valsesiano
Settembre/Ottobre • 2018
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