Page 15 - Bollettino Settembre - Ottobre 2020
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                 due dipinti: una tavola del Lani- no, con “Ecce Homo”, che una iscrizione sul retro dice di essere già proprietà di Carlo Borromeo che la donò al vescovo novarese Carlo Bascapè: da questi a Roma- gnano; ed una piccola tela raffigu- rante il Santo in adorazione del
Crocifisso, con l’iscrizione “San Carlo Borromeo Abbate di S. Si- lano”.
Dopo queste informazioni pos- siamo davvero dire che San Carlo fa da cerniera tra il Sacro Monte di Varallo e la città delle Sacre Rap- presentazioni.
spiegazioni circa i riti e le proces- sioni che si svolgono durante la Settimana Santa.
Da questa indagine risulta che nel vasto territorio della diocesi si tengono ben ventisei processioni, di cui otto drammatiche, ossia con la partecipazione di figuranti che richiamano personaggi evangelici, spesso recanti i simboli della pas- sione. Cameri, Galliate, Oleggio, Domodossola, Romagnano, Gri- gnasco, Borgosesia e Varallo sono le località citate. Lo scopo di tale indagine era di mettere fine ad abu- si e tradizioni poco coerenti con la liturgia ufficiale, specialmente per quanto riguarda la partecipazione di donne variamente abbigliate.
A Varallo la drammaticità delle processioni era costituita dalla pre- senza delle Sette Marie, la cui so- pravvivenza nel corteo, nonostante le rigide normative ecclesiastiche, tradisce la compostezza che ancor oggi le contraddistingue.
In alcune località le donne ave- vano il compito di sorreggere la riproduzione del telo sindonico, il cui culto si diffuse ampiamente in rapporto alle conquiste dei Savoia che, dal 1578, lo custodivano nel- la cappella del duomo di Torino. Non risulta che le Sette Marie aves- sero tale compito : il loro numero potrebbe simbolicamente riferirsi ai Dolori di Maria, una devozione molto praticata nell’ambito della religiosità popolare, mentre un’al- tra ipotesi vedrebbe il confluire, in un unico corteo, di sette diverse processioni, ma nessuna fonte con- sente di avvalorare questa opinio- ne.
Ritengo a questo punto che la processione delle sette marie co- stituisca un punto di collegamento con Romagnano.
In questi ultimi anni poi la par- rocchia di Varallo ha accentuato anche negli abbigliamenti il forte richiamo della passione vestendo tutti i bambini come i personaggi della Passione. •
p. Giuliano Temporelli (ha collaborato il prof. Giulio Quirico)
4 La Processione delle Sette Marie:
un altro punto di contatto con Romagnano?
Le celebrazioni della Pasqua, cen- tro e culmine dell’anno liturgico, iniziano per la parrocchia di Varal- lo, con la solenne processione delle Sette Marie che, dalla Collegiata, sale al Sacro Monte, nel pomeriggio della Domenica delle Palme.
“Non vi sono documenti – scri- veva l’anno scorso su “Il Monte Rosa” in occasione della Settimana Santa don Damiano Pomi – che consentano di determinare il mo- mento in cui ebbe origine la tra- dizione della partecipazione delle Sette Marie alle processioni che si svolgevano a Varallo durante la Settimana Santa. L’ipotesi più ri- corrente tende a collocare questa tradizione all’interno dei riti pa- raliturgici della Passione di ascen- denza spagnola, in rapporto alla presenza dei governanti iberici nel ducato di Milano, cui anche la Val- sesia appartenne fino agli inizi del Settecento.
Occorre però prendere in con- siderazione la possibilità che la
presenza delle Sette Marie possa collegarsi ad analoghe tradizioni presenti in ambito piemontese, in quello che era il territorio sottopo- sto sabaudo.”
È proprio in Piemonte, infatti, che si possono trovare cerimonie che mostrano analogie con la pro- cessione varallese, specialmente in rapporto alla presenza ,all’interno del corteo, di ragazze e giovani che indossano abiti particolari. Il loro numero (tre, quattro, o cinque), il nome con cui vengono ricordate (Regine, Pie donne, o Figlie) e la loro funzione variano da località a località, mentre identico è il signi- ficato della loro presenza: essere sentimentale espressione di sof- ferenza partecipativa a quella del Cristo crocefisso e morto.
Un documento interessante per la ricostruzione storica della pro- cessione varallese è costituito dalla lettera che il cardinal Morozzo, ve- scovo di Novara dal 1817 al 1842, invia a tutti i parroci chiedendo
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