Page 9 - Bollettino Novembre - Dicembre 2018
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Figure Sacerdotali Novaresi
SAN GAUDENZIO A 1600 ANNI DALLA MORTE - Parte IV
La basilica
Come ultima tappa del percorso alla scoperta della storia del nostro primo vescovo Gaudenzio è opportuno ripercorre le vicende storiche della chiesa in cui il suo corpo venne deposto nella basilica extramuraria, che sorgeva oltre la porta occidentale di Novara. Purtroppo, come è noto, questa importante testimonianza architet- tonica, risalente alle origini della cristianizzazione del nostro territorio, oggi non esiste più, inconsultamente abbattuta, nel 1553, per la realizzazione dei bastioni a difesa della città durante il periodo del dominio spagno- lo. La prima fonte documentaria che menziona l’edifi- cio risale all’anno 841 ma esso esisteva, pur in differenti forme, già da quattro secoli. L’impianto paleocristiano venne nel tempo modificato, soprattutto nell’area del presbiterio, con l’aggiunta dell’abside e l’inserimento del transetto, mentre venne mantenuta la struttura a tre navate, pur con l’aggiunta di cappelle laterali ed altari.
L’edificio romanico
Un importante intervento sulla basilica venne ef- fettuato dal vescovo Litifredo, forse riparando i danni subiti dalla struttura durante l’assedio di Enrico V, nel 1110. Venne così a configurarsi un edificio romanico, come tanti altri presenti in diocesi, con la facciata rivol- ta ad occidente e il presbiterio ovviamente ad oriente. Un tiburio fu realizzato all’incrocio tra navata, tran- setto e presbiterio, mentre un campanile fu costruito sul lato sinistro. L’interno, illuminato da una luce che filtrava attraverso vetri colorati, era arricchito di molte opere d’arte, dalle sculture marmoree più antiche, fino al più recente polittico di Gaudenzio Ferrari che, fortu- natamente, al momento della demolizione della chiesa non venne smembrato ma destinato ad essere collocato nella nuova basilica poi edificata entro la cerchia delle mura. Inoltre, sotto le volte antiche della costruzione, trovarono sepoltura altri vescovi, tra cui Sant’Adalgi- sio e altri importanti protagonisti della storia novarese, conservando la funzione cimiteriale che il luogo posse- deva fin dalle sue origini.
Presso questo importante luogo aveva inizio il solen- ne cerimoniale di ingresso dei vescovi che prendevano possesso della diocesi, seden- dosi sulla cattedra marmorea ritenuta quella del proto- vescovo e anch’essa trasferita nell’attuale basilica, visibile a lato del grande altare mag- giore. Proprio la presenza di questo manufatto di epoca medievale, ma realizzato con materiale di riuso di età
Collegiata di San Gaudenzio a Varallo
romana, diede occasione di un vivace dibattito - per non dire contrasto - circa il titolo di cattedrale conteso tra San Gaudenzio e Santa Maria. L’ultimo successore di Gaudenzio ad entrare nella basilica dove il patrono riposava fu Giovanni Morone, nel dicembre del 1552; meno di un anno dopo, dell’imponente architettura non restavano che pietre, recuperate per l’edificazio- ne delle nuove fortificazioni. La demolizione fu, senza dubbio, una grave perdita per la città, sia dal punto di vista religioso sia sotto l’aspetto storico e, fin da subi- to, la Civitas Novariae si fece carico, con l’appoggio del governo spagnolo che aveva decretato l’abbattimento degli edifici presso le antiche mura, di riedificare un tempio che potesse degnamente onorare la memoria del santo protettore. Il corpo del santo venne traslato all’interno della città e deposto presso la chiesa già esi- stente di San Vincenzo – curiosamente un santo spa- gnolo e festeggiato proprio nello stesso giorno di Gau- denzio – di cui ancora sono visibili delle vestigia presso alcuni locali adiacenti l’attuale basilica, pertinenti alla veneranda Fabbrica Lapidea.
Solenne consacrazione
Il cantiere della chiesa durò a lungo e soltanto il 13 di- cembre 1590, fu solennemente consacrata dal vescovo Cesare Speciano, anche se per vedere il completamento dell’opera occorrerà attendere fino Continua a pag. 10
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