Page 4 - Bollettino Novembre - Dicembre 2018
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Conosciamo il Sacro Monte
LA FACCIATA DELLA BASILICA
Le vicende del progetto Cagnola non eseguito
Come si presenta il tanto magnificato progetto del marchese Cagnola? Lo conosciamo unicamente grazie all’attenta e fedele incisione dei Bordiga, datata 1826 ( non 31 come a volte viene scritto), poi attraverso le descrizioni ammirate delle tante guide dell’Ottocento e la planimetria, quasi miniaturizzata, che si può con fatica osservare nelle due piante generali del Sacro Monte, pubblicate dal Cusa nel 1857e dall’Arienta nel 1866. L’originale, autografo del Cagnola, manca.
Come si sarà notato nella documentazione fin qui citata, si è usato indifferentemente il termine di “fac- ciata”, o di “portico di facciata”. Ed è sostanzialmente vero, perché l’imponente fronte architettonica, il ma- estoso “paravento” della parte anteriore della Chiesa è costituito da un monumentale portico, o atrio, o me- glio, pronao neoclassico, che ne occupa tutta la super- ficie, nascondendo così interamente la parete spoglia, e si proietta in avanti, quasi con prepotenza, in modo dominante sulla Piazza Maggiore.
Le opere del Cagnola
Il Cagnola, esperto non solo di architettura classica, ma anche tardo-rinascimentale, prende come spunto, come idea base, le celebri facciate di chiese veneziane del Palladio, da S. Francesco della Vigna al Redento- re e soprattutto a S. Giorgio Maggiore ( a Venezia il Cagnola era stato per la prima volta nel 1800-1801) cogliendone l’elemento più nuovo, più originale, cioè l’innesto di due diverse strutture in un unico organi- smo: quattro colonne monumentali nel corpo centra- le, reggenti il frontone, o timpano triangolare; quindi due corpi di dimensioni più ridotte ai lati, a sorreggere i mezzi timpani di raccordo con la struttura centrale.
Mentre però a Venezia si tratta solo di pareti frontali, senza strutture avanzanti e quindi senza giochi di luci e di ombre (si pensi alla luminosissima, abbagliante fac- ciata marmorea di S. Giorgio Maggiore), qui a Varallo la situazione si ribalta con l’assoluta prevalenza di vuoti sui pieni, data la totale mancanza di pareti e la sola pre- senza di colonne.
Il Cagnola, con il suo radicato senso di monumentalità , abituato a pensare in grande ed a realizzare in grande, s’impadronisce di tutto lo spazio disponibile, sfruttan- do come piattaforma di base quella già esistente, rispar- miando così anche tempo e denaro. Infatti già nell’inci- sione del Cattaneo (1777) raffigurante la Piazza avanti la Chiesa Maggiore, si nota chiaramente l’amplissima scalea di raccordo tra I due livelli (della piazza e della chiesa), che si sviluppa dallo spigolo nord est della cap- pella di Gesù deposto dalla croce, fino alla Porta Aurea, cioè all’angolo del portico di Casa Parella dall’altra parte.
Varie planimetrie
La situazione è confermata dalle varie planimetrie generali del Monte, ad iniziare da quella del Massone (1772) e poi da quella del Marchini (1816) ed alle suc- cessive già citate del Cusa e dell’Arienta.
Il Cagnola, esponente del neoclassicismo, elabora un progetto aggiornato, severo, rigoroso, come un’eserci- tazione accademica, articolato in tre corpi: quello cen- trale, il più imponente, il vero protagonista, corrispon- dente alla navata interna, e proteso verso la Piazza, ed i due laterali, un po’ arretrati, di dimensioni più ridotte, a schermare i volumi minori delle cappelle laterali.
Tutto è incentrato nell’avancorpo di mezzo, costitu- ito da un ordine unico gigante di quattro colonne co- rinzie lisce (non doriche come detto talora) alte come le pareti del tempio, reggenti la trabeazione su cui cam- peggia la dedica MARIAE SIDERIBUS RECEPTA.
Conchiude il tutto il frontone sormontato da statue. Ne risulta così uno spaziosissimo atrio, una zona centrale di grande respiro e non comune altezza, pressoché qua- drata, con intercolumni più ampi sui fianchi, dotati solo di due colonne più una semicolonna addossata alla pare- te. Anche qui viene riecheggiato nell’essenziale lo schema di Porta Ticinese a Milano, appena eretta dal Cagnola.
L’arrivo si dilata e si articola poi nei due corpi late- rali minori, arretrati, fiancheggianti quello centrale, anch’essi a planimetria quadrata ed analogamente co- stituiti ognuno da quattro più piccole colonne corinzie a reggere i mezzi timpani di raccordo con la struttura centrale, come nei modelli palladiani.
Due statue entro nicchie si scorgono a movimenta- re ed arricchire la parete di fondo, mentre sul portale
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Novembre/Dicembre • 2018
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