Page 12 - Bollettino Novembre - Dicembre 2020
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Romagnano e il Sepolcro di Varallo
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1820 essi, da qualche mese insediati a Varallo, ringra- ziavano il prevosto Tonna per aver ricevuto “oggi li quattro bottali di vino, veramente di ottima qualità”.
I legami si sarebbero dovuti rinsaldare con un ulte- riore lascito, finalizzato all’ospitalità di due sacerdoti anziani presso la Casa degli Esercizi, ma, per diversi motivi, quel lascito, con disappunto del Tonna, andò finire per altre necessità.
Nel 1825-26 Carlo Maria Tonna, lasciando la par- rocchia di Romagnano trascorse gli ultimi due anni della sua vita presso il Santuario di Varallo.
6 - LE 4 TELE DELLA DEPOSIZIONE DEL ROMAGNANESE GRASSI
Il Titolo del mio intervento riguarda il rapporto tra Romagnano, e il Sepolcro di Varallo.
Dipinto del Grassi
Ebbene c’è anche un altro elemento che lega le due realtà. Si tratta proprio della Chiesa del Santo Sepolcro dove troviamo le opere di un romagnanese.
Nel nuovo Sito della Riserva regionale del Sacro Monte di Varallo leggiamo: “All’inizio del settecento venne costruito l’oratorio sotto la cella del Sepolcro. Le pareti e le volte furono dipinte da Tarquinio Grassi di Romagnano (1707), le tele sono del Grassi e del pittore milanese Lucini”.
Sono quattro le tele, tutte rappresentanti la deposi- zione di Gesù.
Questo legame a me sembra molto significativo. E mi porta così verso la conclusione.
CONCLUSIONE
Come riferisce don Stoppa nella sua ricerca ancora fondamentale sulla Rappresentazione di Romagnano, questa trova il suo riferimento nell’enterro, nella litur- gia barocca spagnola del sepolcro di Cristo, che dopo il Concilio di Trento divenne pratica rituale diffusa in tutte le più sperdute parrocchie.
Quella liturgia, quel sacro rito accomuna il Venerdì Santo delle celebrazioni e delle rappresentazioni e il Se-
polcro di Varallo (con le altre cappelle della Passione): esperienza vissuta – a livello diverso ma esperienza rea- le e non fittizia, non di pura immagine illusoria, come ci ricorda Freedberg, di un momento di fede: da conti- nuare poi nella vita di tutti i giorni, ieri come oggi.
Certo Il sacro Monte di Varallo è “Il gran teatro montano”, ma appunto vera rappresentazione, rappre- sentazione rivissuta dei misteri di Varallo (e “Libro dei Misteri” titolava l’Alessi il suo progetto): misteri che sono poi quanto più deve stare a cuore all’uomo, i mi- steri della salvezza.
La compenetrazione di rappresentazione, fede e vita deve apparire tanto più pregnante quanto più si allarga la considerazione a tutto l’evento della salvezza.
Come per la vostra SACRA RAPPRESENTAZIO- NE, sulla sommità del monte di Varallo si vive tutta la passione di Cristo, dall’ingresso in Gerusalemme, il passaggio della Porta aurea, al Risorto della fontana Cinquecentesca. Anche noi il Venerdì Santo rappre- sentiamo una intensa via crucis (la via crucis nasce sul medesimo terreno della pietà che stiamo meditando) compiendo un pellegrinaggio accanto alle cappelle (per l’occasione con le grate aperte), sentendo come i
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