Page 13 - Bollettino Novembre - Dicembre 2020
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                Romagnano e il Sepolcro di Varallo
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pellegrini di un tempo, e come voi durante la vostra rappresentazione, la verità di quella esperienza, della partecipazione al mistero grande della salvezza.
Il fulcro di quella via crucis è la sosta, anzi l’entrata nella cappella 38, la Crocifissione, tutta (architettura, affreschi, sculture) opera del sommo Gaudenzio.
Si apre qui la necessità di una riflessione sul signifi- cato teologico della Passione, che è il cuore del Sacro Monte e della Rappresentazione romagnanese.
Scriveva Mons. Renato Corti, in occasione del re- stauro della cappella 38, la Crocifissione:” È straordi- nario il fatto che in questa cappella Gaudenzio Ferrari abbia realizzato la rappresentazione di un dramma co- smico, ove sono coinvolti il cielo e la terra, il tempo e l’eternità, i particolari e il tutto. Hanno infatti spazio ed evidenza i segni di vita di tutti i giorni, attraverso le donne e i bambini. Il soffitto, il cielo, è percorso da an- geli che manifestano costernazione pur nella lumino- sità del colore. Vi è anche un demonio rosso ed ossuto che ricorda la realtà del male. La congiunzione tra cielo e terra, tra alto e basso è stabilita da Gaudenzio Ferrari con il crocifisso in legno, che si pone come il fuoco della decorazione scultorea.
Nata dalla fede, quest’opera d’arte ha la capacità di nutrire anche la nostra fede e di aiutarci a riscoprire la cattedra suprema della Rivelazione di Dio. Nessuno infatti più del Cristo Crocifisso ci dona questa rivela- zione. E chi veramente contempla l’amore di Cristo in croce sa quale volto dare a tutta la propria esistenza.”
Anche l’Incarnazione, il Natale, non può non saldar- si alla Crocifissione: e questo avviene in molte raffigu- razioni artistiche e poetiche della Natività che intro- ducono un segno del sacrificio nel presepe. Nascita e morte, gioia e dolore, principio e tramonto, luce e tene- bra sono alla base della esperienza umana e Cristo ha voluto condividerle con gli uomini, per salvare quelle fondamentali dimensioni della vita dell’uomo.
È proprio nel luogo della desolazione e dell’abbando- no che si innesta la paradossalità e la forza del messaggio evangelico. Se l’assunzione da parte di Gesù del male del mondo è reale e completa, allora nessuna forma di dolore o di allontanamento gli è rimasta estranea: non esistono territori umani che il Figlio non abbia raggiun- to e fatto suoi.
La visione di queste opere costituisce allora un vero itinerario teologico. È una sorta di descrizione in atto della redenzione a cui si affianca anche la possibilità di raffigurare, capendone l’intima coerenza, la bellezza del Figlio. Queste parole, apparse sull’osservatore Roma- no di sabato 23 gennaio u. s., si riferiscono ai quadri di Rouault, un pittore espressionista caro a Maritain. Ma possono benissimo attagliarsi alle nostre due realtà, ai
nostri due valori. Se vale quanto sinora affermato, una conclusione si impone.
Dobbiamo sì diffondere la conoscenza di questi beni religiosi e culturali, favorirne la partecipazione. Dob- biamo però anche porre molta cura nel salvaguardare lo spirito delle nostre due manifestazioni.
Una eccessiva invadenza mediatica, il rumore mon- dano, la spettacolarizzazione toglierebbero la autenti- cità delle nostre sacre rappresentazioni, finirebbero per recidere il loro legame con il sacro, con la religiosità, la devozione, la pietà popolare che ne sono l’alimento e le ridurrebbero a mera immagine, morta apparenza, effi- mero luccichio. •
p. Giuliano Temporelli (ha collaborato il prof. Giulio Quirico)
   VITA DAL SANTUARIO
Al Sacro Monte ci sono stati, dal 1486, numerosi avvicenda- menti per il servizio religioso.
Oggi, 13 settembre, ne è stato annunciato ancora uno: l’attuale rettore, Padre Giulia- no Temporelli, dopo 33 anni di presenza, lascia il Santuario. I fedeli sono stati avvi- sati durante le messe, attraverso la lettura del documento del Vescovo.
Con Padre Giuliano
Temporelli si chiu-
de anche, dopo 200
anni, la presenza al
Sacro Monte dei Padri Oblati della diocesi di Novara. Riportiamo alcune righe particolarmente significative della lettera del Vescovo.
“Desidero pubblicamente ringraziarti per la dedizione con la quale hai esercitato in tutti questi anni il tuo servizio. Grazie al tuo impegno i pellegrini e i visitatori sono stati aiu- tati a scoprire non solo la dimensione storico e artistica di questo grande patrimonio riconosciuto anche dall’Unesco, ma anche e soprattutto la dimensione spirituale ed evange- lizzatrice.”
Chiediamo a voi tutti amici di accompagnare con la pre- ghiera questo cambiamento, fiduciosi che Maria continui a vegliare su ciascuno. •
 Novembre / Dicembre • 2020
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