Page 12 - Bollettino Maggio - Agosto 2018
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Verso i 200 anni di presenza al Sacro Monte (2019)
GLI OBLATI DELLA DIOCESI DI NOVARA (seconda parte)
Gli Oblati e Varallo Sesia - Cenni storici della situazione del Novarese e della Valle Sesia anni 1670-80
Quanto si sa della rivolta valsesiana del 15 agosto 1678 non è molto e ben pochi si sono cimentati in una minuta ricostruzione dei fatti. Tutto ebbe origine, pare, una decina d’anni prima. Un appartenente alla famiglia varallese dei Grampa, Marco, nel 1667 aveva concluso in qualità di ‘Sindaco generale’ un vantaggio- so accordo, per la provvista del sale, con esponenti del clan Castellani.
Ma non tutti, evidentemente, apprezzarono l’affare. In una drammatica seduta del Consiglio di valle tenu- tasi nell’aprile del 1670 Clemente Giacobini, partigia- no della famiglia Alberganti della quale avrebbe desi- derato veder assurgere il capitano Alberto al ruolo del Grampa, prese con veemenza le distanze da quest’ulti- mo e lo criticò aspramente per il prezzo e la qualità del sale che, a suo dire, risultavano rispettivamente assai caro e, a dir poco, fin troppo scadente. Grampa, per le mene dei Giacobini e degli Alberganti venne infine cla- morosamente escluso dal Consiglio di valle. Di tutto ciò si lamentarono in diversi e direttamente a Milano, in piena, vivace seduta del Senato cittadino.
Il ruolo dell’Alberganti
L’Alberganti, chiamato pesantemente in causa, pare venisse pubblicamente accusato di aver approfittato della ingenua lealtà dei suoi compaesani; in altre pa- role, lo si accusò di essere stato per un anno intero a Milano e, ciò che maggiormente poteva colpire, si di- ceva che c’era rimasto a spese della Comunità di valle. Certo, il capitano Alberganti poté ben asserire di esser- si recato nella città lombarda per affari, anzi, di comu- ne e improrogabile interesse locale ma altri, non è dato di sapere quanto ben informati, insinuarono che il suo soggiorno fosse trascorso in gravi dissolutezze tra feste e balli.
Intanto il nuovo Sindaco generale, Francesco Mor- giazzi, eletto per l’anno 1671, non mancò di favorire le tesi accusatorie dei Grampa e dei loro fautori, e se- gnatamente dei Giacobini e degli Alberganti, che non mancarono di dover riferire ufficialmente in merito. Se, come si diceva, il Praetor di valle era uno spagno- lo – l’Orozco, certamente non amato - era altrettan- to vero che se uomini e donne della Valsesia persero decisamente e repentinamente fiducia nella pubblica amministrazione ciò avvenne principalmente per colpa dell’ambiguo e reprensibile comportamento pubblico e privato dei patrizi locali la rivolta, meglio nota, da su- bito, come “guerra dei Morgiazzi” o di “Iacmacc” (dal
dialettale ‘Giacomaccio’), avesse anche sottili risvolti antispagnoli, come in ogni caso parve comodo inter- pretare per lasciar agire con vigore, rapidità e inflessi- bilità l’autorità costituita e poter giustificare l’efficace repressione di quei moti, non lo sapremo mai. L’Alber- ganti – a riprova del torbido clima di sospetto e di odio instauratosi nei paesi della valle – nel 1672 fu anch’egli vittima di un attentato: Antonio Fasola (o Fassola), di Rassa, gli sparò maldestramente un colpo d’archibugio che, per fortuna, non ebbe conseguenze, e un parente di Antonio, don Francesco Fasola (un omonimo anti- co del futuro prelato e oblato novecentesco) pare gli si sia opposto anch’egli e accanitamente nei mesi e negli anni successivi.
Scontri nel giorno dell’Assunta
Il 15 agosto 1678 invece, giorno dell’Assunta, ricor- renza solenne in cui sarebbe stato d’obbligo, moral- mente e non solo, il massimo impegno nelle sole, pie attività di grande zelo liturgico e spirituale avvennero i principali scontri a causa dei quali persino il rettore spagnolo, don Pedro, fu costretto ad allontanarsi pre- cipitosamente da Varallo , attraversata da bande ar- mate locali e provenienti da non poche località vicine, anch’esse in fermento. Ai fatti assistette, probabilmen- te per caso, un aristocratico milanese ma dal predicato nobiliare novarese, il conte Gabrio Serbelloni, marche- se di Romagnano Sesia, proprio in quei giorni di pas- saggio a Varallo.
E gli Oblati (o futuri tali)? È opportuno, intanto, ri- levare che fra i protagonisti dell’infuocato periodo cui si è fatto cenno vi fossero esponenti di famiglie patrizie locali che, a vario titolo, ebbero in ogni caso un ruo- lo nelle vicende del loro insediamento in quell’ultimo quarto del Seicento. Gli Alberganti e i Giacobini risul- tano infatti tra gli attori di non poche carte che furono rogate dai notai locali tra il 1671 e i primi del XVIII secolo, in primis quelle testamentarie di don Negri e di don Torotto, due dei neo-oblati del 1682 che spe- cificamente contribuirono alla rinascita della Congre- gazione e, è forse utile ricordarlo, alla nascita del culto nella Cappelletta di Varallo. D’altronde, ed è superfluo forse accennarne ora se tra poco se ne tratterà ben più diffusamente, che dire del gruppo parentale dei Giaco- bini dal quale, proprio in quel periodo, sarebbe emersa la grandissima figura del pio don Benedetto, allora par- roco a Cressa?
Andrea Bedina
Maggio/Agosto • 2018
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