Page 12 - Bollettino Luglio-Settembre 2019
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Racconti Missionari
SUL LAGO TANGANIKA 2
Angalia, padiri anafika (guarda è arrivato il padre missionario)
Il cielo si è ripulito ed il sole è tornato a splendere. Il motore continua nel suo canto e la gente, come se niente fosse, chiac- chiera, cerca e condivide notizie. Naturalmente si lamenta del prezzo delle cose, degli imbroglioni al mercato, delle ingiusti- zie dei soldati. Qualche mamma si stringe al pet- to il figlioletto. I papà si stendono sui sacchi pieni di tante cose. E io ascolto. Ormai comincio a capire discretamente la lingua. C’è sempre da imparare e così ascolto anche i loro sogni, i loro progetti per il futuro. Sono quelli che
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Figure Sacerdotali Novaresi
girano in tutte le parti del mondo: un po’ di benesse- re, salute, pace. Qualcuno comincia a cantare e gli altri si uniscono. In lon- tananza, vediamo qualche coccodrillo che scivola silenzioso nell’acqua e vi- cino alle rocce degli ippo- potami che giocano... pe- sante. Non si avvicinano, perché hanno paura del motore. Ormai stiamo per arrivare a Dine, uno dei cinque settori della parte della parrocchia sul lago. Il motore rallenta e si av- vicina a riva. Finalmente qualche passeggero scen- de e dice il suo “aksanti, padiri” (grazie, padre). I
Uno scorcio del lago Tanganika
SULLE ORME DI SAN GAUDENZIO
Adalgiso: “praesul sanctissimus”
quattro statue bronzee che occupano le nicchie dello scurolo del santo patrono; rappresentato in abiti ve- scovili, il santo reca in mano un cartiglio, che ricorda appunto le sue deliberazioni ed è accompagnato da un angelo che sorregge una corona.
La figura del vescovo Adalgiso, la cui memoria si cele- bra il 5 ottobre, appare come una vivida testimonianza della possibilità della santità anche all’interno dell’in- tricata tela politica e sociale medievale, nella gestione di delicati equilibri tra potere temporale e spirituale, tra Chiesa ed Impero. L’originale appellativo di gemma sa- cerdotum, fa pensare che il santo abbia saputo sapien- temente coniugare il suo essere nel mondo – come ne sono prova i documenti giunti fino a noi – con la sua vocazione ad essere modello e guida del popolo di Dio affidato alle sue cure pastorali.
Per approfondire la figura di questo vescovo, in parti- colare il contesto storico del suo ministero, si rimanda a G. Andenna, La diocesi di Novara in età carolongia e post carolongia, in Storia della diocesi di Novara, 2007, pp. 56 – 58; inoltre si veda la biografia del santo nella riedizione dell’opera del Bascapè, pp. 164 – 167. •
Don Damiano Pomi
loro parenti li aiutano a scaricare i bagagli. Il re- sponsabile della comunità ci accoglie sorridendo, ci dà il benvenuto “karibu” e ci accompagna alla casetta dove depositiamo i nostri bagagli. Subito si avvici- na la gente che ti stringe la mano. Sono contenti di vederti. Erano passati dei mesi dall’ultima vol- ta. Hanno tante cose da raccontarti e aspettano che anche tu li riempia di notizie. Molti ti vedono per la prima volta e fanno i loro commenti. I bam- bini, dietro le spalle delle mamme, ti guardano con due occhioni. Tu ti avvi- cini e loro si nascondono. Ma poi rifanno capolino, con un sorriso. Vedono che non sei una minaccia e ti regalano un sorriso. Qualche mamma me lo mette in mano. Io non so da che parte prenderlo. Mi fa un sacco piacere. Ti guarda e tu lo guardi e in- sieme facciamo una bella risata. Ma non siamo ve- nuti a far le vacanze. Biso- gna mettersi a disposizio- ne per vedere la situazione di tante persone. Non c’è tempo per riposarsi. C’è anche la messa da celebra- re. Tutti cantano e così
anche il tuo cuore canta insieme con loro. Ti sem- bra di essere, come Gesù, sul monte delle beatitu- dini e ti verrebbe da dire tante cose. Poi ti guardi intorno, guardi i loro volti, le loro mani. I loro occhi che sembrano dirti “padre, dicci quello che hai nel cuore, quello che Lui ti ha detto e perché hai lasciato la tua famiglia, il tuo paese per venire qui da noi”. E allora, cominci a raccontare una storia semplice, mescolando l’acqua del lago con il can- to degli uccelli e il dolce ronzio che viene dai bam- bini che le mamme stanno cullando. E tutto ti viene più semplice. Non troppe parole, ma quelle che ci vogliono tra persone che non si sono mai viste pri- ma, ma che intorno all’al- tare trovano la risposta ai loro perché. E i canti non si fermano alle quattro parete della chiesetta, ma scendono giù fino alla spiaggia e salgono nelle barche dei pescatori per andare al largo, accompa- gnandoli nella fatica not- turna del pescare. •
p. Oliviero Ferro missionario valsesiano
Luglio/Settembre • 2019
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