Page 11 - Bollettino Luglio-Settembre 2019
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Figure Sacerdotali Novaresi
SULLE ORME DI SAN GAUDENZIO
Adalgiso: “praesul sanctissimus”
Nel cammino di storia della nostra
chiesa novarese, un altro successore di
Gaudenzio, dopo Agabio e Lorenzo, è an-
noverato tra i santi: si tratta di Adalgiso,
vescovo attorno alla metà del IX secolo. Il
suo nome figura al trentaduesimo posto
nell’elenco episcopale riportato sui dittici
più volte menzionati; mentre quello della
basilica del patrono ne riporta soltanto il
nome e la durata di episcopato – diciotto
anni – quello conservato in cattedrale ne
tesse un particolare elogio, definendolo
Praesul Sanctissimus, gemma sacerdo-
tum. La colorazione rossa delle lettere del
suo nome e delle qualità a lui attribuite –
unico caso sui dittici – evidenziano l’im-
portanza della sua figura nell’ambito della storia della chiesa gaudenziana.
Gli anni della giovinezza di Adalgiso, come già infor- ma il Bascapè trattando della sua vita, coincisero con la definitiva sconfitta dei Longobardi, capeggiati dal re Desiderio, per opera dei Franchi, guidati da Carlo Ma- gno. La tradizione colloca nei pressi di Mortara – un tempo appartenente al territorio della diocesi di No- vara – una delle battaglie che segnarono la disfatta del potere longobardo - il 12 ottobre del 773 - in cui mori- rono anche Amico e Amelio, due cavalieri franchi cui il popolo avrebbe poi tributato venerazione. Pur non conoscendo particolari circa la vita di Adalgiso prece- dente l’episcopato, che è da collocarsi tra l’830 e l’848, è indubbio un suo stretto legame con Lotario, figlio di Ludovico il Pio, dapprima re d’Italia e successivamen- te imperatore, che coinvolse il vescovo in diverse que- stioni ed affari di stato. Rivelatore della stima che egli godeva presso la corte franca è un diploma datato al 19 febbraio 840, in cui l’imperatore concede all’episcopo il controllo sull’abbazia di San Michele di Lucedio, che passò così dal patrimonio imperiale – essendo stata ac- quisita dopo la caduta longobarda - a quello della chie- sa novarese che avrebbe potuto trarre molte rendite dalla gestione del relativo patrimonio.
L’importanza della fondazione monastica si era accre- sciuta con la traslazione, avvenuta nei mesi precedenti, delle reliquie di San Genuario, uno dei sette presunti figli di Felicita e con lei martirizzati. Come informa Va- lafrido Strabone, da Roma i sacri resti giunsero in una città vicino al corso del Ticino – verosimilmente Pavia – e da lì una parte fu destinata all’abbazia di Reichenau, un’altra venne trasferita alla fondazione di Lucedio, come era consuetudine in epoca medievale, che da quel momento assunse anche il nome del martire.
Altri documenti testimoniano l’im- portanza di Adalgiso nel contesto politi- co dell’epoca ed in particolare evidenzia- no i suoi contatti con Maginardo, già an- noverato tra i grandi vassalli di Francia. Il testamento di quest’ultimo prevedeva, tra le altre cose, il dono di una masseria nella zona di Garbagna, dalla cui gestio- ne dovevano ricavarsi fondi a beneficio della basilica degli Apostoli di Novara in cui, per la prima volta, viene indicata la presenza del corpo di San Gaudenzio. Da tutti questi dati si evince che durante l’episcopato di Adalgiso, il culto del pri- mo vescovo dovette riprendere vigore – se non addirittura nascere – dando vita a
San Adalgiso
quello stretto connubio tra città, episcopo e santo pa- trono, che sarà una delle caratteristiche della religiosità carolingia. Proprio a favore dei sacerdoti dediti alla cu- stodia e al culto della basilica – allora extramuraria – di San Gaudenzio, Adalgiso promulgò un decreto con cui si concedeva loro di usufruire dei beni del territorio di Cesto – a poca distanza dalla città – per potersi procu- rare, come specificato nel documento, vestiti e calzatu- re. Altri importanti donativi fece verso la cattedrale di Santa Maria, presso la quale volle collocare – come rife- risce il Bascapè – un gruppo di chierici che, abitando in loco, potessero dedicarsi alla celebrazione dei divini uf- fici. Tutte queste elargizioni fatte dal pio vescovo ven- nero confermate dall’imperatore stesso, garantendone ulteriormente in questo modo l’autorità e l’osservanza, contro eventuali differenti rivendicazioni.
La morte di Adalgiso deve collocarsi nell’anno 848 ed egli trovò sepoltura, come molti suoi predecessori, presso la chiesa di San Gaudenzio. Al momento della distruzione dell’edificio, nel 1553, i suoi resti vennero esumati separatamente – come ancora ricorda il vesco- vo barnabita – e trasferiti nell’erigenda nuova basilica all’interno delle mura. Nell’odierna costruzione essi hanno trovato collocazione, insieme a quelli di altri an- tichi vescovi novaresi, nell’urna posta sotto alla mensa dell’altare dedicato al santo, che chiude il transetto si- nistro dell’edificio, costruito a partire dal 1829, su di- segno dell’architetto Melchioni.
Una grande tela, di gusto neoclassico, dipinta da Pe- lagio Pelagi nel 1833, rappresenta Sant’Adalgiso che consegna ai canonici il beneficio di Cesto. Lo scultore Prinetti realizzò le statue poste sul fastigio dell’altare, rappresentanti la Fede, la Speranza e la Carità, virtù che rifulsero nella vita del santo vescovo. Adalgiso è anche rappresentato in una delle | Continua a pag. 12
Luglio/Settembre • 2019
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