Page 13 - Bollettino Gennaio - Marzo 2019
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Figure Sacerdotali Novaresi
di Sant’Agabio al momento della sua demolizione non conservava più le reliquie del titolare già da molti secoli; intorno, infatti, all’an- no 890, il vescovo Cadulto le tra- sferì nella Cattedrale. Non è chiaro il motivo di questa traslazione che, tuttavia, contribuì a fare di Agabio il santo di pertinenza del capitolo di Santa Maria, da sempre in contra- sto con quello di San Gaudenzio. Il presule depose i resti del suo prede- cessore in una cappella sul lato set- tentrionale dell’edificio, nell’area che verrà poi occupata, nella fase della ricostruzione romanica dello stesso, dalla torre campanaria.
Il sacello, che si presentava an- gusto, come più volte riportato nei verbali delle visite pastorali, venne ristrutturato nel corso del XVII se- colo quando, nel 1637, Agabio fu scelto come compatrono ufficiale della città e della potente corpora- zione dei mercanti. Bisognerà però attendere la metà del settecento per una completa sistemazione del- lo spazio di venerazione del santo, nel contesto di una non celata con- correnzialità con San Gaudenzio che, nel 1711, aveva trovato defini- tiva sistemazione nello scurolo. Nel 1765 vennero estratte le ossa del santo dall’antico altare ed esposte alla venerazione dei fedeli, con la raccolta di offerte per la realizzazio- ne di un nuovo e più degno spazio di venerazione. La statua raffigu- rante Agabio in abiti vescovili, con un libro aperto in mano su cui si scorge la scritta EGO SUM PANIS VITAE – con chiaro riferimento alla devozione eucaristica lui attri- buita dalla vita medievale – e con un angelo accanto che reca il pasto- rale, venne realizzata dagli scultori Filippo ed Ignazio Collino, entro il 1772. La solenne collocazione delle reliquie all’interno del nuovo alta- re avvenne il 29 aprile del 1789, nel contesto del matrimonio tra Vit-
torio Emmanuele Duca di Aosta e Maria Teresa d’Austria, celebrato nello stesso duomo pochi giorni prima. L’urna che servì per il tra- sporto del santo nella processione per le vie cittadine venne acquista- ta da Michele Tesseri, un rimellese emigrato a Novara, che la donò alla parrocchia del suo paese di origine per conservare il corpo santo di Gioconda, fatto pervenire dalle ca- tacombe romane.
L’iconografia di Sant’Agabio, per altro non molto diffusa fuori dalla città, è genericamente riconduci- bile alla tipologia dei santi vesco- vi, anche se possiede un elemento distintivo nella presenza dell’ostia e del calice. Oltre alla statua che ancora campeggia sull’altare lui de- dicato, ve n’è un’altra in una delle quattro nicchie agli angoli dello scurolo del patrono, mentre un antico affresco, risalente al XV se- colo, lo rappresenta nella cappella di San Gerolamo all’interno della Cascina Avogadro alle porte di Novara. I mercanti, nel 1723, com- missionarono un quadro del santo al pittore Giuseppe Toso, per la sala del Consiglio e da esporsi nella cappella della cattedrale in occasio- ne della festa. Non furono invece realizzati i quadri con episodi della vita, su modello di quelli eseguiti per lo scurolo di San Carlo a Mi- lano. La stessa Università dei Mer-
canti commissionò a Francesco Ba- gliotti la redazione di una storia del protettore: La vita di Sant’Agabio nobile patrizio e vescovo di Novara, edita a Novara nel 1687.
Nell’anno 2000, il corpo di Aga- bio è stato oggetto di una ricogni- zione scientifica che, oltre a rior- dinare i resti che erano stati som- mariamente composti in forma di figura umana, ha potuto stabilirne l’appartenenza ad un individuo di sesso maschile, deceduto in età an- ziana forse attorno ai settant’anni. Nella stessa occasione è stata anche esaminata la reliquia del braccio e della mano del santo, conservati in un prezioso reliquiario nell’attua- le chiesa lui dedicata nel quartiere omonimo e che sono risultati co- erenti con le reliquie venerate in duomo. Il reliquario, a forma di braccio, era già conservato nell’an- tica chiesa e fu trasferito in Catte- drale nel 1553; venne restituito alla parrocchia dal vescovo Giuseppe Castelli nel 1927, a conclusione dei lavori di rifacimento dell’edificio, sorto sulla più antica chiesa di San Martino della Moglia, che è oggi la parrocchia del quartiere più mul- tietnico della città di Novara.
Per approfondire la figura del santo, specialmente per quanto riguarda il suo culto si veda M. Dell’Omo, La Cattedrale di No- vara, Torino, EDA 1993, pp. 97 - 105; per le vicende della chiesa lui dedicata: G. Barlassina, A. Pic- coni, Le Chiese di Novara, Nova- ra, Tipografia S. Gaudenzio 1933, pp.185 – 190; per chi volesse avere un quadro più generale sulla cri- stianizzazione del nostro territo- rio, all’epoca dei primi vescovi, si rimanda a Il cristianesimo a Novara e sul territorio: le origini. Atti del Convegno (Novara, 10 ottobre 1998), Novara, Interlinea 1999.
Don Damiano Pomi
Gennaio/Marzo • 2019
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