Page 13 - Bollettino Gennaio - Marzo 2020
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                La Valsesia e il Sacro Monte (2020) - Prima parte
 LA VALSESIA E IL FRANCESCANESIMO
Segue da pagina 10
braio 1568, gli incarichi di composizione dallo stesso espletati per conto di Gregorio XIII il 5 Marzo 1574 e il 28 ottobre 1581: di qui la ‘’Constitutio Sixti V de Administratione Sacri Montis Varalli” del 30 maggio 1587, foriera, anzi, di nuovi ed incresciosi contrasti, gli interventi pacificatori del vescovo Speciano ( 27 feb- braio 1589) e via discorrendo, fino a tempi a noi più vicini, con particolari momenti di tensione nei tempi in cui, per motivi ideologici o politici, più acute si fan- no le opposizioni anticlericali.
Tra i tentativi di composizione dei contrasti, ovvia- mente tutt’altro che favorevoli al buon andamento del Santuario, è da ricordare la lettera inviata al Cardinal Federico Borromeo il 15 Maggio 1603 dal Papa Cle- mente VIII in cui si prospetta l’ opportunità di sosti- tuire i Padri Minori Osservanti con i Riformati dello stesso Ordine. La proposta trova giuridica definizione con il ‘’breve’’del 15 novembre 1603 e pratica attua- zione con lo Instrumentum possessionis Sacri Montis Varalli et Monasterii S. Mariae Gratiarum habitare per Patres Min. Sancti Francisci de Observantia Reforma- tos’’, del 15 dicembre dello stesso anno.
Tutto, però, continua come prima, fino al fatto in- crescioso segnalato dal Muratori mediante il quale l’ illustre storico vuole esaltare, in controluce, la sublime ed adamantina figura del santo prevosto di Varallo, Be- nedetto Giacobini.
Fino alla transazione operata il 15 ottobre 1647 tra il vescovo di Novara, mons. Tornielli, ed il ministro Ge- nerale degli Osservanti con la quale ambedue le parti convengono di attenersi pienamente alla costituzioni di Sisto V, transazione ripresa e confermata, segno del- la sua inanità, il 4 gennaio 1670 dal vescovo di Novara, Giuseppe Maria Maraviglia e dal rappresentante dei frati, p. Giuseppe Antonio da Novara, fino agli inter- venti diretti dei reali di Savoia ( dopo il passaggio della valle sotto la loro giurisdizione, di cui si è detto) che accorderanno ai rev. Padri Riformati la loro reale pro- tezione ‘’delegandone l’ esecuzione al Primo Presidente del Senato di Piemonte” con lettere patenti del 3 mag- gio 1708.
Proseguono ciononostante i ripicchi, a volte anche puerili, come la lagnanza presentata al Senato di Tori- no da parte dei fabbricieri che si dolgono nei confronti dei frati che hanno disatteso gli accordi avendo espo- sto, in occasione dei festeggiamenti in onore del Cai- mi, il quadro del fondatore sulla facciata della basilica con ben tre giorni di anticipo rispetto alla ricorrenza. E concludiamo questa serie di inconcludenti ed artificio-
si ripicchi, che sfociarono anche in vie di fatto contro i padri, registrando le “RR patenti di Carlo Emanuele Primo, re di Sardegna’’, del 4 luglio 1765, con le quali viene dato il benestare alla richiesta avanzata dai pa- dri di ritirarsi dal Sacro Monte ‘’stanti i continui gravi attriti con i fabbricieri per assoluta incompatibilità di tendenze e di metodi’’.
Di conseguenza il 13 luglio dello stesso anno i padri Riformati vengono sostituiti dagli Ecclesiastici Secola- ri. Nel cuor della notte i frati lasciano l’ ospizio, rinun- ciano alla direzione del Santuario e scendono ad aggre- garsi ai confratelli presenti nel convento delle Grazie, ai piedi del monte, e qui rimarranno fino al 17 aprile 1810, quando il convento verrà soppresso dalle dispo- sizioni napoleoniche.
Il 10 agosto 1817, nel clima della Restaurazione, il Comune di Varallo ridonerà ai padri Minori Osser- vanti il Convento delle Grazie con la riserva ,però ,che l’uso era limitato unicamente agli edifici, prati ed or- taglie entrostanti al convento, con esclusione di ogni e qualsiasi diritto ad intervenire negli atti del Santuario. Per il governo dello stesso, con “RR patenti di Vittorio Emanuele I” venivano delegati i Preti Oblati sotto la regola di S. Carlo. È il 3 agosto 1819.
La storia del Sacro Monte, da questo momento in poi, non è più legata a quella dell’Ordine francescano che pure, nella fulgida figura del padre Caimi, ne fu il banditore.
Ma non è certo facile neppure la vita dei frati ai piedi del Sacro Monte . Come ricordano p. Mariano Manni ed Enzo Barbano , dopo la sconfitta di Novara alla fine della prima guerra di indipendenza esso divenne luo- go di acquartieramento di soldati austriaci e fu “nuo- vamente soppresso nel 1865, i frati furono costretti a vestirsi da prete e ridotti all’impossibilità di tollerare le angherie e i soprusi dei massoni varallesi’’ (la Muni- cipalità varallese era , in sostanza , la padrona di casa essendo la cittadinanza proprietaria, assieme al Sacro Monte , anche del convento, in virtù della condizio- ne risolutiva contenuta nell’atto di donazione del 14 aprile 1493)’’ e nel 1892 costrussero l’attuale convento di Sant’Antonio, sulla riva destra del Mastallone’’, in- globando nella chiesa l’antica cappelletta detta volgar- mente “dei Bori”, notevole per la presenza di un resi- duo affresco di Madonna attribuito al Luini.
Fine della prima parte. La seconda parte verrà pubblicate nel prossimo numero Alberto Bossi
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