Page 10 - Bollettino Aprile - Giugno 2019
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                Figure Sacerdotali Novaresi
SULLE ORME DI SAN GAUDENZIO
 Lorenzo di Novara: “doctor egregius”
Dopo aver incontrato la figura di Agabio, successore del proto vescovo Gaudenzio, il cammino di fede cristiana sul territorio della nostra diocesi novarese prosegue sotto la guida di Lorenzo. Intorno alla sua figura si è acceso un interessante dibattito storico, per cercare di fare chiarezza circa la sua identità: terzo vescovo o comun- que guida della diocesi o prete e martire precedente a Gaudenzio? Dalle fonti documentarie oggi conosciute, infatti, San Lorenzo emerge sotto questa dupli- ce identità, creando non poche difficoltà nell’opera di ricerca della verità storica.
1552, la basilica sorta sul luogo della sua sepoltura, oltre le mura nei pressi dell’at- tuale stazione ferroviaria e che, purtroppo, come avvenuto per quella di San Gauden- zio, venne sacrificata per la costruzione dei bastioni difensivi della città. Nell’edificio, cui era annesso un convento benedettino presso il quale mori San Bernardo di Ao- sta, era conservato il sepolcro di Lorenzo, indicato nelle fonti col termine puteus e che, a partire dal XVI secolo, erroneamen- te identificato con un pozzo, venne rite- nuto il luogo in cui fu gettato il cadavere del presunto martire. Da qui la denomi- nazione del santo, per distinguerlo dal più noto martire romano, come Lorenzo al
 Già la stessa preziosa fonte costituita
dai dittici eburnei, in cui sono riportati gli
elenchi dei vescovi novaresi dei primi secoli, offre questa discrasia intorno alla sua figura. Se, infatti, entrambi ri- portano il suo nome al terzo posto, dopo Gaudenzio ed Agabio, il dittico della Cattedrale, a differenza di quel- lo della basilica di San Gaudenzio, non gli attribuisce la qualifica di vescovo, recando esplicitamente l’indicazio- ne sed non episcopus. Come è possibile che in una lista episcopale venga inserito il nome di un personaggio che non era vescovo? Inoltre, se tale affermazione corrispon- desse al vero, per quale motivo Lorenzo non fu elevato a tale dignità e, ciò nonostante, sia stato annoverato tra i vescovi della diocesi? Una simile precisazione è, con molta probabilità, il tentativo di conciliare la verità sto- rica di un Lorenzo come terzo vescovo con una nuova tradizione, sorta forse a partire dal tempo di Pietro III, vescovo dal 993 al 1032, di un Lorenzo sacerdote, che sarebbe stato martirizzato, insieme ai fanciulli che stava catechizzando, al tempo di Giuliano l’Apostata, ad opera di alcuni sacerdoti pagani. Questa idea venne definitiva- mente codificata nella stesura della Passio S. Laurentii e nel racconto della Vita S. Gaudentii, entrando da allora a far parte della tradizione agiografica locale, finendo per far completamente dimenticare la fisionomia di Lorenzo come terzo vescovo novarese. Le conclusioni cui gli stori- ci sono giunti, se da un lato aiutano a conoscere le diver- se fonti che tramandano la memoria del santo, dall’altro stimolano a compiere altre e più approfondite ricerche, per riuscire a fornire delle ulteriori risposte alle domande che ancora riguardano la figura di Lorenzo, personaggio comunque importante nel contesto degli inizi della sto- ria del cristianesimo della nostra diocesi novarese.
La Basilica, centro del culto
Centro del culto tributato a questo santo evangeliz- zatore fu, fino al momento della sua demolizione nel
Aprile/Giugno • 2019
San Lorenzo di Novara
pozzo, e proprio un pozzo finì per diventare un elemen- to immancabile e distintivo nella sua iconografia.
Con la demolizione della basilica si è perso purtrop- po molto materiale archeologico e documentario che avrebbe potuto aiutare a chiarire ulteriormente le vi- cende cultuali di Lorenzo, specialmente in rapporto alla metamorfosi della sua figura e all’origine della passio, composta probabilmente nella seconda metà del XI se- colo. Tale datazione indurrebbe ad escludere l’identifi- cazione di Lorenzo con un martire del IV secolo, la cui memoria sarebbe certo emersa già in epoca precedente, considerando la grande venerazione di cui godettero i martiri locali in chiese limitrofe come Torino, con i martiri Avventore, Ottavio e Solutore, già ricordati dal vescovo San Massimo, a Milano, dove Ambrogio avviò il culto dei martiri Gervasio e Protasio. Considerando Lorenzo quale terzo vescovo, si devono ricordare tre omelie che sono a lui attribuite e che costituiscono la più genuina testimonianza della sua opera evangelizzatrice e della sua sollecitudine di pastore. Queste omelie sono denominate De Poenitentia, De Elemosyna e De Mulie- re Chananaea, esse gli valsero nel medioevo l’appellativo di Mellifluo e di Dottore della Chiesa Novarese.
Diffusione del culto
Il culto a questo santo, nella sua fisionomia di prete e martire, si diffuse in diocesi a partire dal XVI secolo, specialmente dopo la conferma del culto ottenuta dal vescovo Bascapè, in seguito alla riforma di Pio V. In se- guito alla demolizione della chiesa a lui dedicata, i suoi resti, con quelli dei fanciulli ritenuti compagni della sua violenta morte, vennero traslati nella cattedrale di Santa Maria. Questo trasferimento, a causa di forze maggiori, determinò un nuovo impulso alla venera- zione per il santo, proposto come | Continua a pag. 12
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