Iscrizione: “ La voce del Signor sopra le acque, il Dio della maestà tuona: il Signore è al di sopra delle acque immense (Salmo 28,3).
Gesù fu battezzato da Giovanni nel Giordano, e nell’istante che usciva dall’acqua, vide i cieli aprirsi , Lo Spirito discendere come colomba e posarsi su di Lui. E dai cieli scaturì una voce: Tu sei il mio Figlio diletto, in te io mi sono compiaciuto (Marco 1,10-11)”.
La scena è presentata all’interno di un edificio ottagonale, edificato tra il 1572 e il 1576 : richiama la struttura degli antichi battisteri paleocristiani
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L’ottagono, ottenuta dall’aggiunta di un’unità al sette, numero biblico per eccellenza, è il numero cristiano che sta a indicare simbolicamente la completezza portata dal redentore; la pienezza dell’ottavo giorno, iniziato al momento del battesimo e aperto alla dimensione escatologica con l’ultimo avvento del Cristo giudice.
La descrizione del Battesimo di Gesù è strutturata secondo i canoni stilistici e letterari che già l’Antico testamento utilizza per la teofania, permettendo di cogliere, in questo modo, l’autentico senso trinitario.
Non a caso l’episodio troverà spazio nelle cappelle del Sacro Monte di Ghiffa, sul Lago Maggiore, in cui sono appunto illustrate le manifestazioni della Trinità.
Nella cappella la voce del cielo è stata materializzata nella raffigurazione del Padre stesso, che regge un cartiglio con le parole udite al Giordano: Hic est filius meus dilectus in quo mihi bene complacui ipsum audite, questo è il figlio mio diletto in cui mi sono compiaciuto, lui ascoltate.
L’atteggiamento di Cristo, raffigurato con mani giunte a capo chino, può richiamare il testo di Luca, in cui si sottolinea la preghiera che egli compie in questo, come anche in altri momenti cruciali della sua vita.
La scena è completata con le figure di due angeli che reggono le vesti del Signore, elemento spesso presente nell’iconografia dell’episodio anche se non desunto dai racconti evangelici.
Questo quadro così fedele al dato biblico è inserito in una stupenda cornice pittorica, eseguita da Gabriele di Cristoforo Bossi nel 1584.
Sulle pareti, suddivise da paraste finemente decorate, compaiono scene agresti, scene di caccia e di pesca, panorami; un mondo quasi bucolico in cui inaspettatamente irrompe il divino.
