Varallo: Inaugurazione del nuovo Museo Calderini

INAUGURATO IL NUOVO
MUSEO DI STORIA NATURALE PIETRO CALDERINI
Sabato 24 giugno 2017 il Museo di Storia Naturale Pietro Calderini ha riaperto le sue sale al pubblico in una veste completamente rinnovata, in occasione del centocinquantesimo anniversario della sua fondazione.
La lettura del discorso pronunciato da Don Pietro Calderini il 28 settembre 1867, fatta dall’attore Graziano Giacometti, mentre alle spalle veniva proiettata l’immagine del sacerdote scienziato, è stata la premessa della presentazione del riallestimento del Museo, che non è stato solo riaperto, ma è “rinato”, come ha sottolineato Massimo Bonola, sottolineando la modernità e l’attualità di molti dei concetti espressi: “Cose lontane e vicine al tempo stesso, un messaggio che ha attraversato un tempo molto lungo, mantenendo la sua freschezza”. La riapertura del Museo era un evento atteso da molti anni: da parte della Società d’Incoraggiamento c’era la consapevolezza che questo patrimonio giacesse in condizioni indecorose, ma il cammino per riprenderne la fruizione è durato più di vent’anni, anche perché – come ha spiegato Bonola – questo museo è molto particolare: né civico, né statale, né universitario, ma un’emanazione di una Associazione, quindi molto più difficile da gestire se non ci fosse anche l’aiuto di altre istituzioni.
Dopo gli interventi dei rappresentanti di Enti ed Istituzioni, del Sindaco di Varallo Eraldo Botta, che si è impegnato a “regalare” al Museo l’illuminazione delle teche con luci al led, simili a quelle installate negli armadi espositivi laterali, che facilitano la visione dei reperti e non li danneggiano, del Neo Assessore alla Cultura e al Turismo, Alessandro D’Alberto, di Enrico Rigamonti, rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, che ha contribuito generosamente al progetto di riordino e riqualificazione del Museo e del Direttore dell’intero complesso Museale, di Carla Falcone, Bonola ha lanciato qualche idea per il futuro di questa rinnovata istituzione, perché proprio la parola “progresso” era tra quelle maggiormente ricorrenti nella prosa del Fondatore Don Pietro Calderini: “Il Museo deve diventare un luogo di relazione, di incontro, di ricerca, un polo culturale; il Museo deve essere “portato” in Valle, nei luoghi maggiormente frequentati dai turisti, per farlo conoscere anche agli stessi Valsesiani, attraverso l’organizzazione di manifestazioni stagionali e infine questo Museo, nato da un matrimonio felice tra Positivismo e Liberalismo, le due correnti di pensiero che nell’Ottocento fecero scuola, è una sintesi tra Natura e Arte, fu fondato vent’anni prima della Pinacoteca: occorre quindi giocare proprio la carta della sintesi avendo come elemento unificante l’idea della bellezza”. Questi possono parere progetti troppo grandi ed aleatori, ma secondo Bonola potranno presto essere tradotti in realizzazioni ed iniziative concrete.
La parola è poi passata alla curatrice delle collezioni: Marta Coloberti, giovane laureata in Scienze Naturali, giunta a Varallo nel 2009 come vincitrice di una delle borse di studio istituite dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, che, con tenacia, intelligenza e perseveranza, è riuscita a far rinascere il Museo: “Il nuovo allestimento del salone al secondo piano del palazzo è solo il primo tassello di un progetto molto più ampio, riguarda la sezione naturalistica, mentre le altre due sezioni, archeologica e demo-etnografica, saranno oggetto di progetti che saranno attivati negli anni successivi”.
“Dopo centocinquant’anni si è cercato di dare un assetto scientifico più rigoroso al materiale delle collezioni, separando le varie nature: naturalistica, archeologica e demo-etnografica”: partendo dalle immagini del Museo scattate alla fine degli anni Novanta, quando era già stato collocato al secondo piano del palazzo per dare più spazio alle opere della Pinacoteca, Marta ha spiegato le scelte museografiche difficili e combattute: “Un anno e mezzo fa il Museo è stato svuotato di tutti i reperti che sono stati ripuliti e riclassificati, l’ampio salone è stato oggetto di interventi strutturali, generosamente finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli: il pavimento di palladiana è stato sostituito con piastrelle di grès porcellanato scuro, una scelta coerente con quella precedente adottata per le altre sale della Pinacoteca; sono state tamponate tutte le finestre per avere più spazio per gli armadi espositivi e per eliminare i riflessi della luce naturale che avrebbero reso difficile la lettura delle collezioni; è stato cambiato il colore delle teche, adottando quello più utilizzato nei musei scientifici ottocenteschi. Nelle bacheche centrali sono state collocate le varie collezioni: mineralogica, mineralogica donata dalla Commissione Scientifica del CAI, litologica, paleontologica, di coralli, malacologica O. Gallarotti, botanica, mentre negli armadi perimetrali sono state esposte le collezioni faunistiche: ittiologica, erpetologia, ornitologica, teriologica, di anatomia comparata, le collezioni entomologiche storiche, la collezione di lepidotteri Caron e di coleotteri Haas. Per arrivare a questo nuovo allestimento è stato fatto un grosso lavoro di recupero dei singoli reperti, che erano abbandonati da anni, effettuato grazie anche all’intervento dei ragazzi del Liceo Scientifico di Borgosesia, impegnati in stages di alternanza scuola-lavoro, che hanno passato due estati a pulire animali. Poiché il Museo Calderini era nato a scopo didattico, è stata recuperata e amplificata questa valenza creando anche una Mascotte: il Frolik, mediatore tra i concetti scientifici e i bambini e creando una didattica dedicata”.
Un nuovo importante tassello arricchisce la città di Varallo e l’intera Valle, ponendosi come attrattiva per i turisti e per le persone interessate agli aspetti naturalistici e scientifici.
Piera Mazzone