Rotary Club – RESTAURO “CANTO DI PRIMAVERA” DI PIER CELESTINO GILARDI

Rotary Club – RESTAURO “CANTO DI PRIMAVERA” DI PIER CELESTINO GILARDI

Il Rotary Club Valsesia presenta l’ultimo restauro finanziato:

Canto di Primavera” di Pier Celestino Gilardi

 

Uno dei quadri più rappresentativi dell’opera del pittore Pier Celestino Gilardi (1837–1905), originario di Campertogno, è:  “Canto di Primavera”, donato dalla vedova alla Scuola Barolo di Varallo, che era sotto l’egida della Società d’Incoraggiamento. Il trascorrere del tempo era stato impietoso: la superficie pittorica aveva subito dei sollevamenti, i colori si erano ingrigiti ed ingialliti.

Il Rotary Club Valsesia, presieduto dall’Ingegner Gianfranco Peretti, generosamente ne ha finanziato il restauro, effettuato dalla Ditta De Dominici Restauri, costituita dai figli di Fermo: Sara e Jacopo.

Donatella Rizzio, Vice Presidente della Società d’Incoraggiamento e di Conservazione, ha portato il saluto del Presidente Mario Remogna, ringraziando il Rotary per la continuità nell’impegno nei confronti della Pinacoteca: “Ricalcando i passi di quei borghesi illuminati che a metà dell’Ottocento la fondarono autotassandosi  e la fecero crescere”.

Carla Falcone, Conservatore, dopo aver sottolineato il sostegno costante del Rotary Valsesia, ha presentato la figura del pittore, nato in una famiglia di artigiani e di artisti, e ne ha illustrato l’opera, ricordando che il Gilardi godette di larghe fortune nella buona borghesia del suo tempo, e segnalando il volume degli Atti del Convegno di Studi, tenutosi a Campertogno nel 2005, la cui pubblicazione fu finanziata dal Rotary.

Massimiliano Caldera, Funzionario di zona della Soprintendenza, ha portato il saluto della Soprintendente, l’architetto Manuela Salvitti, e ha descritto le problematiche del restauro e le scelte adottate: “La tela del Gilardi versava in condizioni critiche, simili a quelle che avevano afflitto l’altra grande opera del pittore presente in Pinacoteca: Il renaiolo, restaurato dieci anni fa”, sottolineando che si tratta di due quadri collocati agli opposti dell’esperienza figurativa del pittore: il Canto è espressione di un gusto simbolista, mentre il Renaiolo è l’espressione di un forte coinvolgimento a livello sociale. Entrando poi nei particolari tecnici dell’intervento di restauro, Caldera ha spiegato che Gilardi utilizzava delle tele piuttosto deboli, accompagnate alla scrittura pittorica tipica del tardo Ottocento: molto materica, quindi il rapporto dinamico delle forze era causa dei sollevamenti. Il problema era dunque quello di far riaderire la pellicola pittorica al supporto, intervenendo dove c’erano state cadute di colore. Nel restauro si è resa necessaria anche la sostituzione del telaio, realizzato dai Godio di Cellio, un’eccellente ditta artigiana, che lavora con la “coscienza antica”, quella moralità del lavoro tramandata da generazioni, scegliendo i legni più adatti e stagionati. Attraverso un corretto tensionamento della tela si è riusciti ad evitare la foderatura. La pulitura ha permesso di recuperare la gamma cromatica e le tonalità primaverili del Gilardi, ed è stata completata con integrazioni, ritocchi e verniciatura finale.

Dopo le spiegazioni, il pubblico è stato invitato a salire nelle sale dell’Ottocento per vedere l’opera ricollocata.

Il percorso attraverso i saloni ha permesso di apprezzare la qualità dell’impianto di climatizzazione, realizzato da poco: le “macchine nascoste”, per nulla invasive, che permetteranno nel 2018 di ospitare la grande mostra dedicata a Gaudenzio Ferrari.

Sara e Jacopo De Dominici hanno spiegato come hanno recuperato i “colori inariditi dal tempo”, ripulendo la superficie pittorica sporca di polvere e untumi, e a causa dell’ossidazione degli strati di vernice stesi negli anni, e “riadagiato” i micro- sollevamenti, “consolidato” la tela sottile e a trama fitta, riducendo con bande perimetrali i problemi di tensionamento che avevano causato le cadute di colore.

Jacopo ha spiegato come il restauratore entri in diretto contatto con l’opera e impari a conoscere il pittore e il suo peculiare modo di dipingere: “Guardando l’opera in controluce si scopre il disegno preparatorio, la luce trapassa il dipinto e si vedono i “buchi” le parti in cui Gilardi ha utilizzato uno strato più sottile di colore, ottenendo tuttavia una resa pittorica altissima. Il restauro ha fermato il degrado: sarà possibile ammirare questo quadro per gli anni a venire”.

 

Piera Mazzone

 

Saluto di Donatella Rizzio Int Pres Rotary

One thought on “Rotary Club – RESTAURO “CANTO DI PRIMAVERA” DI PIER CELESTINO GILARDI

  1. Buongiorno; l’articolo ci è stato inviato da Piera Mazzone, come apparso sui giornali locali, ma grazie per il Suo attento commento!

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