Assunta

Assunta

Tutte le Chiese orientali – siriaca, alessandrina, greca ed armena, non esclusa l’assira, che già viveva nel secolo IV oltre i confini dell’impero bizantino, separata e perseguitata, hanno celebrato e celebrano la Dormizione di Maria come la più grande festa mariana: la «festa delle feste» della Madre del Signore.

La Dormizione-Assunzione è infatti il suo «giorno natalizio» (dies natalis), in cui davvero Ella nasce alla Vita imperitura, portata anche col corpo nei cieli e ivi glorificata dal Figlio Salvatore; ed è il suo «giorno commemorativo», nel quale per antica tradizione, o presso la sua tomba in Gerusalemme o davanti a una sua icona, viene ricordata e illustrata la sua vita, dall’infanzia al transito, e la sua celeste protezione sulla Chiesa pellegrina.

Anche oggi queste Chiese vivono come una volta i giorni che precedono la festa dell’Assunzione: li celebrano con solennità liturgica e con esterne manifestazioni di gioia. Secondo il Calendario liturgico, la Dormizione-Assunzione di Maria è per loro la festa mariana più importante: «grande festa», «grande solennità», «festa divina» la chiamano. Copti, Etiopi, Siri, Maroniti, Caldei, Armeni vi si preparano con quindici giorni di preghiere e digiuno.

Per la Chiesa bizantina la Dormizione è considerata e celebrata come «la Pasqua della Madre di Dio»; e i quattordici giorni che la precedono sono chiamati «piccola quaresima della Vergine» in analogia con la grande quaresima che prepara la Pasqua di Cristo.

In questi giorni di austero digiuno i fedeli accorrono in chiesa per cantare l’ufficio di supplica alla Madre di Dio, la «Paraclisis», alzando a lei lo sguardo implorante, attendendo da lei glorificata nei cieli grazie per il corpo e per l’anima. «L’ufficio della Paraclisis» nel rito bizantino è come, e più, di un piccolo ufficio della beata Vergine Maria. Fa parte integrante dei libri liturgici, cattolici e ortodossi, greci e slavi. Venerando per antichità, conosciuto e cantato o recitato a memoria da quasi tutti i fedeli, in ogni loro necessità e bisogno, per ottenere aiuto e «consolazione» dalla santissima Madre di Dio, esso è davvero un’espressione tra le più popolari del culto bizantino alla Vergine Madre. «Paraclisis», originariamente, significava «consolazione» (si ricordi l’espressione: «Spirito Paraclito», cioè consolatore); ma conteneva anche il significato di «soccorso, aiuto, difesa, chiamar vicino». Più tardi assunse il significato primario di «invocazione, supplica, implorazione». Così «l’ufficio della Paraclisis» meglio oggi si traduce: «Ufficio di supplica» alla Madre di Dio. Nell’uso greco-slavo la «Paraclisis» si celebra ordinariamente dopo i Vespri o dopo la Messa, ma anche in modo autonomo, sia nelle chiese che nelle case. Viene cantata per la guarigione delle anime e dei corpi, in momenti di prove e di pericoli; e si fa anche il ricordo dei fedeli malati o colpiti da afflizioni, per i quali l’ufficiatura viene celebrata. Ma è soprattutto nel mese di agosto – il mese mariano bizantino – che da molti secoli l’ufficio di supplica accompagna i giorni del digiuno che precedono l’Assunta, giorni nei quali si registra in tutte le chiese un grande afflusso di fedeli, che amano immensamente questa celebrazione.
(Grazie G.M)

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