Borgosesia – Antonio Padoa Schioppa parla di Europa
BORGOSESIA – CENTRO SOCIALE
EUROPA UNITA: FINE DI UN SOGNO? Elementi di crisi, motivi di speranza
CONFERENZA-DIBATTITO DI ANTONIO PADOA SCHIOPPA
Venerdì 5 maggio, a Borgosesia, il Centro Sociale di Via Giordano era affollato per la conferenza-dibattito del Professor Antonio Padoa-Schioppa, fratello dell’economista Tommaso, che fu ministro delle Finanze nel secondo Governo Prodi, 2006 – 2008, storico del diritto ed esperto di diritto commerciale moderno in una prospettiva europea, riferita ai profili istituzionali dell’Unione Europea. L’incontro – dedicato ad un tema di grande attualità: “Europa Unita: fine di un sogno”, che nel sottotitolo attenuava quella provocazione con il binomio: “Elementi di crisi…motivi di speranza…” – era stato organizzato dal Movimento Adulti Scout MASCI Valsesia, in collaborazione con l’Unità Pastorale Missionaria di Borgosesia e con il Centro Studi Giovanni Turcotti, e si è aperto con un’esauriente presentazione di Luciano Castaldi. La “Brexit” e il ballottaggio tra i due candidati alla Presidenza della Repubblica francese, che, a seconda dell’esito, avrebbe portato ad una svolta anti-europeista o al suo opposto, rappresentavano le nubi minacciose che occupavano l’orizzonte europeo.
A tutti i presenti è stato distribuito un “Bigino” che riassumeva le varie tappe di costruzione dell’Unione Europea e la premessa per comprendere la relazione: “Un’unione economica e politica, unica nel suo genere, tra ventotto paesi che coprono buona parte del Continente, creata alla fine della Seconda Guerra Mondiale con l’obiettivo di promuovere innanzi tutto la cooperazione economica, partendo dal principio che il commercio produce un’interdipendenza tra i paesi che riduce i rischi di conflitti. Nel 1958 era stata creata la CEE tra sei paesi: Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Dall’unione economica si era passati a quella politica e nel 1993 la CEE aveva preso il nome di UE, Unione Europea, fondata sul principio dello stato di diritto, governata dal principio della democrazia rappresentativa. Nel 2012 la UE ha vinto il premio Nobel per la pace per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa. Il principale motore economico della UE è il mercato unico, che permette la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone”.
Padoa Schioppa è entrato subito nella contemporaneità evidenziando come i populismi nascano in tempi di crisi, di paure e incertezze: la crisi economica, che in Europa dura ormai da nove anni, ha causato, per la prima volta dalla fine della guerra, una diminuzione del reddito, che con l’aumento della disoccupazione, e in particolare di quella giovanile, è un elemento preoccupante, al quale si è aggiunta l’ulteriore crisi delle migrazioni: “L’Europa oggi globalmente ha necessità di un milione di immigrati all’anno, è un bisogno reale di manodopera, ma questo flusso deve essere disciplinato: purtroppo finora sono mancate direttive serie in questa direzione e l’Italia ne risente più degli altri paesi per la particolare posizione geografica”. A questi sentimenti di frustrazione diffusa si possono dare differenti risposte.
Nella “globalizzazione dell’economia” larga parte dei prodotti di uso quotidiano vengono realizzati a migliaia di chilometri da qui, in paesi dove il costo del lavoro è molto inferiore al nostro: la nostra economia cresce poco, i consumi quindi di conseguenza sono deboli, i mezzi dello stato ristagnano perché entrano meno tasse, che sono le entrate attraverso le quali si garantiscono il welfare, la salute, le scuole, si pagano i danni dei terremoti, si finanziano gli investimenti: “Si guadagna poco e si compra poco, in compenso il nostro debito pubblico è pari al 130% del PIL: il più alto in Europa”.
Padoa Schioppa ha chiarito che l’affermazione ricorrente: “L’austerità ce la chiede l’Europa” è falsa perché: “Far decrescere il debito pubblico è interesse nostro: per i puri interessi sul debito pubblico spendiamo 80 milioni di €, più di 1000 € a testa, se non si inverte questo trend i nostri figli e nipoti pagheranno gli interessi dei debiti fatti da noi e si trasferirà ad una generazione un debito davvero eccessivo. Uscire dall’euro sarebbe una politica suicida: la nostra moneta sarebbe svalutata del 20-30% e bisognerebbe emettere titoli con interesse molto superiore per essere sottoscritti”.
La crisi era partita dagli Stati Uniti, ma lì si è risolta in due-tre anni e l’economia cresce del 3%, mentre la disoccupazione è al 5%: “La crisi era la stessa, ma si è reagito in modo diverso: gli Stati Uniti si sono potuti permettere un massiccio intervento per fronteggiarla, mettendo sul tappeto ottocento miliardi di dollari, per scongiurare i fallimenti prima che avvenissero. In Europa ciò non è stato possibile perché non è ancora una federazione: l’Europa non ha un centesimo di debito e il bilancio europeo è in pareggio. Il bilancio federale degli Stati Uniti è il 25% del PIL mentre il bilancio europeo è l’1% del PIL”. L’altro grosso problema della UE è che basta un solo membro dissenziente per bloccare qualsiasi decisione: “La chiesa dal 1179 ha stabilito che quando i cardinali si riuniscono per eleggere il Papa bastano i 2/3 dei suffragi, mentre per decidere le quote latte noi esigiamo l’unanimità: dovrebbe essere sufficiente la maggioranza semplice o la maggioranza qualificata”.
Oggi la grande “cattedrale” della UE si trova in crisi, ma va ricordato che tutti i passi avanti che sono stati fatti sono stati risposte a crisi. Negli anni Cinquanta si è stati a un passo dalla creazione di una federazione europea, che riunisse i sei paesi che avevano aderito, ma il 30 agosto 1954 la Francia bocciò l’Unione Europea di difesa, e ancora oggi non abbiano un esercito europeo di difesa. Il grandioso successo dell’unione economica è stato “messo in crisi dalla crisi” che potrebbe provocare un’implosione. La risposta alla globalizzazione è investire in economie nuove e solo l’Europa ha questa possibilità: “Il welfare europeo non ce l’ha nessun altro paese al mondo, in Europa c’è sensibilità nei confronti del clima, per la difesa del pianeta, è presente il cosmopolitismo, perché non è la guerra che porta democrazia fuori dall’Europa: il nostro modello federale sarebbe in ogni caso assai più leggero di quello degli Stati Uniti. Certo è che siamo ad un punto cruciale: o si supera la crisi o si soccombe, tenendo però conto del fatto che l’opinione pubblica è molto meno anti-europeista di quanto emerga dai sondaggi. Nel mondo di domani conteranno di più pochi grandi paesi e si spera abbia più peso l’ONU, la cui Carta dei Diritti è stata approvata da 192 paesi ed era stata creata dall’Europa: noi oggi siamo in una grande cattedrale, che però deve essere completata, se non lo si fa il rischio è che crolli”.
Nella seconda parte della serata sono state poste al relatore numerose domande volte a capire come arrivare alla Federazione Europea: Padoa Schioppa ha sottolineato che la Costituzione Europea esiste di fatto, anche se nel 2005 Francia e Olanda la rifiutarono e mancò l’unanimità per ratificarla, ma il trattato di Lisbona del 2007, ratificato da tutti, ha approvato dei contenuti identici a quelli del testo costituzionale: “Sarà sufficiente modificare due o tre punti dei trattati e avremo uno stato federale: se lo si raggiungerà sarà proprio grazie alla crisi. Un passo decisivo potrà essere fatto solo con l’accordo Francia-Germania, gli altri paesi seguiranno. L’Italia è il terzo paese dell’UE, ha dei problemi in più: la criminalità e l’infiltrazione della mafia al nord, la spesa pubblica non contenuta, la giustizia più lenta del mondo, che fanno sì che gli stranieri non investano nel nostro paese, ma ha anche immense virtù: l’Italia è piena di gente che lavora più degli altri, però i nostri problemi li dobbiamo affrontare e superare per noi e non per l’Europa”.
E’ stato poi chiesto al relatore di chiarire la posizione dell’Inghilterra: “L’Inghilterra ha commesso un atto di suicidio: ebbe dall’Europa principi di favore e adesso potrebbe restare priva delle facilitazioni per le esportazioni, rischia di perdere la Scozia e l’Irlanda del nord. I giovani hanno votato per l’Europa, ma soprattutto dobbiamo aver chiaro che l’Inghilterra è parte vitale della civiltà europea, può uscire dall’Unione Europea, ma fa parte dell’Europa, insomma l’ultima parola non è ancora stata detta”.
Sulla questione dei migranti Padoa Schioppa si è espresso auspicando che l’Europa obblighi a fare accettare a tutti gli stati le quote di migranti, attivando sistemi di controllo maggiore alle frontiere, ma anche investendo nei paesi da dove provengono questi “disgraziati”.
Sull’Europa a due velocità o a geometrie variabili, si deve poter riconoscere che un gruppo di paesi che voglia procedere in modo più spedito verso l’integrazione, lo possa fare, anche se altri sono ancora dubbiosi, questo nel campo della difesa comporterebbe un notevole risparmio: “Fare passi verso l’Unione Europea non significa rinunciare alla propria identità, ma mettere al sicuro le identità sotto un cappello più grande”.
Al relatore, che si è espresso in modo molto chiaro, è stato offerto un libro significativo per conoscere ancora meglio la Valsesia: Per monti e valli… cercando lo “Stralisco”. La mia Valsesia, del naturalista e botanico Mario Soster.
Piera Mazzone