I nomi delle montagne prima di cartografi e alpinisti. – Atti dei Convegni e Guida all’escursione

I nomi delle montagne prima di cartografi e alpinisti.
Atti dei Convegni e Guida all’escursione (Varallo 16 ottobre – Milano 24 ottobre – Val Vogna 25 ottobre 2015),
a cura di Roberto Fantoni e Riccardo Cerri, Piero Carlesi, Matteo Rivoira e Federica Cusan)
UNA NUOVA PUBBLICAZIONE DEL CAI DISPONIBILE IN BIBLIOTECA E SCARICABILE GRATUITAMENTE DA INTERNET
L’attribuzione sistematica di nomi alle vette più alte dei massicci montuosi iniziò con il loro censimento per fini cartografici e si affermò con la scoperta scientifica ed alpinistica della montagna, quando a cime, colli e creste vennero generalmente assegnati i nomi dei primi esploratori.
Ai nomi delle montagne prima di cartografi e alpinisti le Commissioni Scientifiche delle sezioni CAI di Milano e di Varallo, in collaborazione con l’Istituto dell’Atlante Linguistico, nel 2015 hanno dedicato prima una conferenza: I nomi del Monte Rosa, seguita da un convegno articolato in tre sessioni: La toponomastica storica delle valli alpine; Il laboratorio toponomastico valsesiano; I nomi delle montagne nei Dizionari e negli Atlanti toponomastici dei territori montani e da un’escursione: La microtoponomastica di una valle alpina: la val Vogna in alta Valsesia), che hanno analizzato la toponomastica storica del territorio alpino, soffermandosi sulle rare attestazioni toponomastiche di cime e passi delle Alpi.
A maggio 2016 è stato pubblicato un corposo volume: I nomi delle montagne prima di cartografi e alpinisti, che racchiude tutti i contributi di questo complesso progetto, ampiamente illustrato nella presentazione dei curatori: Roberto Fantoni e Riccardo Cerri, (CAI Sezione di Varallo – Commissione Scientifica “Pietro Calderini”), Piero Carlesi (CAI Sezione di Milano – Commissione Scientifica “Giuseppe Nangeroni”), Matteo Rivoira e Federica Cusan (Università di Torino, Istituto dell’Atlante Linguistico). Una copia del volume è disponibile presso la Biblioteca Civica “Farinone-Centa” di Varallo, ma il libro è scaricabile gratuitamente dal sito www.nomidellemontagne.it, curato da Mauro Festa Larel.
Dalle relazioni pubblicate emergono le fonti: i documenti d’età tardo-medievale, molto dettagliati nel definire la fascia compresa tra gli insediamenti permanenti, fino agli alpeggi, ma che non fornivano i nomi delle montagne o delle cime, perché si dava un nome solo a ciò che si riteneva potesse essere utile, gli antichi catasti che forniscono altre informazioni utili, le fonti orali dalle quali emerge come gli abitanti nominassero la montagna dal basso. A fronte di un repertorio dialettale relativo al territorio montano vasto e variegato, si nota come fossero rari i nomi assegnati alle vette. La Valsesia costituisce un valido laboratorio di toponomastica alpina, essendo una valle ricca di documentazione d’archivio e che ha conservato memoria dei toponimi dialettali, spesso ancora utilizzati.
Se generalmente erano poche le montagne ad avere un nome, ve ne erano alcune che, per la loro rilevanza, ne avevano più di uno, come la montagna che domina la Valsesia, visibile da tutta la pianura lombarda e piemontese, che dal Trecento compare in documenti d’archivio, in letteratura e cartografica come Monboso, Mons Silvius e Monte Rosa; solo dalla fine del Settecento la montagna fu identificata da un solo nome: Monte Rosa, ed è stata posta in copertina al libro, nella delicata rielaborazione ad acquerello di Federica Giacobino.
Negli ultimi decenni il patrimonio toponimico dei territori montuosi è stato oggetto di numerosi censimenti avviati da associazioni culturali locali, o da centri di ricerca finanziati da enti pubblici, come nel caso dell’Istituto dell’Atlante Linguistico. Alcune delle ricerche attive riguardano la toponimia di tradizione orale, mentre altre si concentrano sul dato archivistico, confrontandolo dove possibile con quello attuale; altre ancora, infine, cercano di realizzare entrambi gli obiettivi.
Si tratta di risultati importanti, ottenuti grazie alla dedizione dei molti, spesso volontari, che si sono sobbarcati il peso delle inchieste sul campo o la revisione dei dati in vista della loro restituzione, avvenuta generalmente attraverso la stampa. A sorreggere questo lavoro, la consapevolezza della ricchezza culturale che i nomi dei luoghi portano con sé e il rilievo, anche identitario, che assumono per le singole comunità. Grazie al lavoro di tutte queste persone, la comunità scientifica dispone ora di banche dati che possono essere interrogate e studiate dai molteplici punti di vista dai quali si può osservare la toponimia di un territorio: linguistico, storico, geografico.
La ricchezza e l’ampiezza di questo progetto di ricerca è racchiusa in un volume di duecentotrenta pagine, illustrato a colori, alla cui redazione hanno partecipato ricercatori provenienti da tutto l’arco alpino (Alexis Betemps, Piero Carlesi, Ester Cason, Riccardo Cerri, Piergiorgio Cesco-Frare, Furio Ciciliot, Fabio Copiatti, Augusta Corbellini, Federica Cusan, Nerio De Carlo, Franco Dessilani, Roberto Fantoni, Attilio Ferla, Lydia Floss, Mario Frasa, Luca Giarelli, Franca Prandi, Marco Righini, Matteo Rivoira, Marco Zulberti), riunendo per la prima volta tutte le Associazioni coinvolte nella stesura di Dizionari e Atlanti toponomastici dei territori montani. L’aggiornata Bibliografia riportata in calce ad ogni relazione permette di avere strumenti efficaci per interrogare il territorio e fissarne la ricchezza di toponimi, che oggi a volte sono difficili da interpretare, ma che possono essere spiegati in modo convincente e scientificamente corretto.
In Biblioteca a Varallo sono disponibili molti contributi dedicati alla toponomastica valsesiana, dal lavoro di Mario Spanna, che nel 1940 pubblicò un saggio sull’Almanacco della Valsesia, seguito nel 1948 da uno studio di Gianluigi Sella pubblicato sul Bollettino Storico della Provincia di Novara. Il medievalista Carlo Guido Mor, nel 1967 pubblicò tre saggi sulla rivista La Valsesia, recuperati e approfonditi in un articolo apparso nel 1991 sulla rivista De Valle Sicida, a firma di Maria Godio. Piero Carlesi sul Notiziario del CAI di Varallo dal 1987 al 1993 pubblicò un’indagine toponomastica in Valle Vogna, seguita nel 2008 da un saggio di Roberto Fantoni compreso nel volume monografico dedicato a Rimasco. Tra i volumi pubblicati dall’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, tre riguardano paesi della Valsesia: Alagna, Rimella e Campertogno.
L’argomento è interessante e le ricerche meritano di proseguire.
Piera Mazzone
Direttore Biblioteca Civica “Farinone-Centa” di Varallo