Vercelli – Cattedrale Eusibiana, presentato un volume dedicato al Crocifisso Ottoniano

Vercelli – Cattedrale Eusibiana, presentato un volume dedicato al Crocifisso Ottoniano

Venerdì 13 gennaio, presso la Cattedrale di S. Eusebio, è stato presentato il volume: Il Crocifisso ottoniano di Vercelli. Indagini tecnologiche, diagnostica, restauri, curato dal professor Saverio Lomartire, dell’Università del Piemonte Orientale: d’ora in poi chi vorrà occuparsi di questo prezioso manufatto potrà farlo su solide basi.

Nonostante il freddo intenso che pervadeva l’ampio spazio del duomo, l’emozione di trovarsi di fronte al grande Cristo sospeso al centro della navata centrale era tale da far tornare alla “meraviglia” di coloro che, a cavallo dell’anno Mille, per la prima volta ammirarono quel meraviglioso manufatto, eseguito in sottile lamina metallica, in parte dorata, lavorata a sbalzo, voluto dal vescovo Leone, una delle opere più rilevanti della Cattedrale di Vercelli e della Città stessa, dal punto di vista storico, artistico, devozionale, che riporta al fulgore della diocesi vercellese in quei secoli in cui fu una delle più importanti diocesi europee, protagonista della riforma ottoniana.

Nell’ottobre 1983, quando il Crocifisso si trovava in una cappella laterale della Cattedrale di S. Eusebio, è stato oggetto di un atto vandalico che ha comportato un lungo restauro e la successiva musealizzazione del suo riempimento e dei frammenti tessili in esso rinvenuti. E’ stato recuperato un volto straordinario, che parla da solo al di là del corpo cui appartiene.

Attraverso i contributi di Adriano Peroni, Anna Cerutti, Domenico Collura, Kristine Doneaux, Giorgio Rolando Perino, Carmela Sirello, Annalisa Gallo, Cinzia Oliva, Anna Maria Colombo sono presentati i restauri delle diversi parti del Crocifisso. Simone Riccardi si è occupato delle pitture presenti sul retro del Crocifisso, mentre Alessandro Pacini ha indagato gli aspetti tecnico-esecutivi di realizzazione dell’opera. Una serie di studi hanno approfondito le analisi e gli esami delle lamine, del riempimento e delle diverse gemme che decorano la corona e sono illustrati da Maurizio Aceto, Angelo Agostino, Gaia Fenoglio, Caterina Rinaudo, Alessandro Croce, Simonetta Sampò, Giorgio Buffa. Della storia recente del Crocifisso in Cattedrale e della musealizzazione dei frammenti e del riempimento si trovano a chiusura del volume i contributi di Franco Berruto e Timoty Leonardi. A corredare i testi, una ricca bibliografia ed un ampio atlante fotografico a testimonianza dei dettagli e della preziosità dell’oggetto, che oggi come un tempo attira in Cattedrale fedeli e appassionati di arte da tutto il mondo. Il volume è stato realizzato grazie al contributo concesso dal progetto MEMIP (Medieval Enamels, Metalworks and Ivories in Piedmont), di cui il Museo è membro, attraverso i fondi di ricerca messi a disposizione dai Dipartimenti di Studi Umanistici e di Scienze e Innovazione Tecnologica, entrambi dell’Università del Piemonte Orientale.

Questo grande Crocifisso è un dono prezioso che esercita un grande fascino, racchiudendo la sofferenza e la resurrezione: l’amore che trionfa”: Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli, ha tradotto in parole i sentimenti di tutti i presenti, mentre Monsignor Giuseppe Cavallone, Presidente del Capitolo e Parroco della cattedrale, si è detto felice che il Cristo abbia ripreso la sua posizione centrale. Anna Cerutti ha portato il saluto dell’Avvocato Pozzolo, Presidente della Fondazione del Museo del Tesoro del Duomo.

L’intervento di Carlo Bertelli, professore emerito dell’Università della Svizzera Italiana ed esperto di storia e critica d’arte a livello internazionale, è iniziato ricordando lo scempio del 1983, seguito da un lento ma vittorioso recupero: “Convertire una disgrazia in una opportunità, come ha scritto la Soprintendente Emanuela Salvitti: l’autopsia del Crocifisso ha permesso di vedere parti che non si conoscevano, è stato un intervento impegnativo e nuovo, perché non esisteva un protocollo cui attenersi”. Bertelli ha ribadito l’importanza e l’insegnamento della tradizione: un patrimonio di idee, di pratiche, di funzioni, di prospettive, sottolineando come: “Le lamine sono di un rilievo diverso, dalle potenti unghiate che definiscono i volumi al tratto leggero, lieve, elegante, di una mano impaziente che disegna le idee e le abbandona sull’argento appena tracciato”.

Ha concluso gli interventi il curatore del volume, Professor Saverio Lomartire, ricordando il ruolo che Vercelli ebbe in un momento storico importante, sottolineato anche dalla presenza di questo prezioso Cristo: “Il Crocifisso è in questa posizione e in questo spazio da mille anni: nella basilica del V secolo questa croce era collocata su un tronco di legno a dominare lo spazio, nel 2001 è stato ricollocato nella stessa posizione”. Lomartire ha sottolineato come questo volume non sia un punto d’arrivo, una monografia esaustiva, ma rappresenti gli esiti di un lungo e paziente lavoro di riflessione e di comprensione.

Al termine della presentazione Timoty Leonardi, conservatore del Museo del Tesoro del Duomo, ha invitato il pubblico a passare in Museo per vedere tutto quello che è emerso ed è stato recuperato durante il restauro, quelle “preziose opportunità” emerse a seguito dello scempio.

 

Piera Mazzone

 

IMMAGINI

  • Crocifisso ottoniano;
  • Arcivescovo di Vercelli;
  • Lomartire;
  • Bertelli:
  • Museo del Duomo: interno Cristo;
  • Museo del Duomo: restauratrice Tessili e Prof. Bertelli.

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